La cerbiatta Lussurzesa e gli altri: la veterinaria che cura gli animali feriti dall’uomo
Oristano, 17 aprile 2022 – La veterinaria degli animali feriti e torturati dall’uomo vive in Sardegna, è chirurgo e scrittrice. Monica Pais, della clinica Duemari di Oristano, è stata anche il volto di chi non si è arreso all’epoca dei roghi, la scorsa estate. Ricorda: “Abbiamo ricoverato 160 animali, compresi quelli selvatici. Sono sopravvissuti quasi tutti. Molti sono tornati nel bosco, altri li abbiamo dati in adozione. No, Lussurzesa no”. La cerbiatta che nei giorni della devastazione e del fuoco divenne l’emblema della Sardegna che si rialza.
Lussurzesa, un simbolo.
“Il problema è che non ha più le zampe. Per questo non potrà più tornare nel bosco”.
Ora dove si trova?
“Non è più in clinica. Ma non voglio dire altro. Faccio solo l’interesse dei miei animali, era diventata troppo famosa. Stiamo cercando la soluzione giusta. E la troveremo senza fiato sul collo di nessuno”.
“Tanti, molti, non ho mai tenuto il conto”.
“Storia del cane che non voleva più amare” il suo libro dedicato a Mano, il pastore maremmano torturato dagli uomini. Lo aveva curato, è morto poche settimane fa.
“Ho spesso la fortuna di trovare chi adotta gli animali con lo spirito giusto. Mano aveva trovato una persona splendida che lo ha saputo rispettare. Era un cane famosissimo, avrebbe potuto essere usato. Lui invece gli ha dato tutto quello che desiderava: casa, affetto e un luogo dove morire”.
Emozioni e dolore.
“Si vince e si perde, nella mia professione. La morte esiste, sta a noi provare a vedere se si riesce a vincere. Quando ci riusciamo, siccome facciamo questo mestiere, siamo molto contenti”.
C’è un momento dell’anno in cui si stacca dagli animali? Potrebbe farne a meno?
“Non credo, non ho mai vissuto senza. Anche da bambina ho sempre avuto animali attorno. Non concepisco una casa senza cani o gatti. A prescindere dalla professione, sono parte integrante della vita. Sono salvifici”.
Perché?
“Perché ci ricollegano alla nostra vera essenza”.
Cosa vuol dire?
“Ci tengono con i piedi per terra. Esiste la vita, esiste la morte, esistono le malattie anche se l’uomo fa finta che non esistano più. Gli animali non fanno altro che ricordarci questo. Sono grandissimi insegnanti e sono amici risolti. Non hanno filtri, non hanno motivazioni nascoste. Il loro modo di vivere è molto più etico. E noi dovremmo ricordarcelo sempre”.
E lei si ricorda il momento in cui ha deciso di fare la veterinaria?
“Ero piccolissima, i miei genitori mi hanno raccontato che una delle primissime cose che ho detto è stata questa, volevo fare il dottore degli animali. Loro gli hanno dato molto poco peso perché a casa nostra non ci sono mai stati veterinari. Medici e farmacisti sì, veterinari proprio no. Ma ero la figlia piccola, la femmina arrivata tardi e così mi era concesso tutto. Anche questa stranezza”.
L’ultimo animale soccorso?
“Una gattina nera, investita l’altra notte. L’ho chiamata Pasqualina, ormai non ho più molta fantasia con i nomi…”.