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Johnson sempre più solo, via due ministri. E ora il suo governo ritorna in bilico

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Un governo a pezzi, già di fatto in crisi. Boris Johnson è con un piede nella fossa, forse tutte e due, dopo tre anni al 10 di Downing Street: travolto dagli scandali e abbandonato da due pezzi da 90 del gabinetto Tory (e potenziali aspiranti alla successione) come il cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak, titolare della politica economica, e Sajid Javid, ministro della Sanità. “Sono dispiaciuto, mi mancherà lavorare con voi”, ha scritto Johnson.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la vicenda boccaccesca che ha investito un alleato chiave del premier, il chiacchieratissimo Chris Pincher, obbligato dalle rivelazioni del Sun a dimettersi dalla carica strategica di ’deputy chief whip ’ dopo essersi ubriacato in un gentlemen club di Londra e aver “palpeggiato” due uomini, tra cui un deputato. Uno scandalo gestito ancora una volta male da Number 10, secondo l’onda montante dei detrattori. E su cui BoJo – già inciampato in questi mesi in passi falsi imbarazzanti come quello del Partygate – è stato costretto ad ammettere di essere stato informato in prima persona almeno su uno dei tanti sospetti precedenti circolati sul suo pretoriano quando questi era viceministro degli Esteri fra il 2019 e il 2020; a chiedere di nuovo pubblicamente “scusa”; a giurare che non ci può essere spazio nel governo per alcun “predatore sessuale”, gay o etero che sia; a definire “un errore” il mancato siluramento di Chris fin da due anni fa.

Dopo le dimissioni dei due ministri, Johnson ha nominato i sostituti: Nadhim Zahawi, attualmente all’Istruzione, diventa cancelliere dello Scacchiere, mentre Steve Barclay, capo gabinetto di Downing Street, va alla Sanità.

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