Il valore reale dell’economia russa: perché tagliarla fuori non è una buona idea

Sorpresa! L’economia russa è la sesta del mondo, pari quasi a quella della Germania. Il discorso pubblico occidentale tratta la Russia in maniera distorta come un paese poco sviluppato con il Pil, l’indice di produzione annuale di un Paese, inferiore a quello dell’Italia. La Russia sarebbe quindi un paese povero (anche se molto armato e naturalmente aggressivo, tanto da possedere centinaia di testate atomiche). Questo discorso è sostanzialmente falso come dimostra la seguente tavola del Fondo monetario internazionale:

A parità di potere d’acquisto – eliminando quindi l’illusione monetaria – la Cina è il paese con la maggiore produzione annuale, poi vengono in ordine decrescente Stati Uniti, India, Giappone, Germania e Russia, seguita dall’Indonesia. La Russia in termini reali ha dunque una economia quasi pari per dimensione a quella della potente Germania. La Russia è la sesta economia del mondo e il suo Pil è maggiore di quello della Gran Bretagna, e poi anche della Francia e dell’Italia. Tutto cambia però in termini nominali, cioè se si misurano le economie con il metro del dollaro a valori correnti di mercato. Allora, dal momento che il dollaro è apprezzato su tutte le altre valute, e in particolare sul rublo, appare che l’economia statunitense sia la maggiore del mondo, sia più grande anche di quella cinese, e, per contro, che l’economia russa sia più piccola di quella italiana. Ma non è così in termini reali (che sono quelli che contano).

Un altro punto di forza dell’economia russa è che industria, materie prime e agricoltura contano per una quota importante del Pil, mentre il comparto dei servizi (che comprende i settori di commercio, banche, trasporti, turismo, servizi pubblici, ecc) – che in generale riflettono di meno la forza di una economia, e sono quasi esclusivamente consumati all’interno di una nazione – hanno un ruolo minore rispetto agli altri paesi. Il settore terziario rappresenta infatti circa il 77% dell’economia statunitense e il 70% di quella dell’Unione Europea, mentre i servizi rappresentano solo il 56,7 del Pil russo (e il 53,3% del Pil cinese). Industria, materie prime e agricoltura in generale contano più dei servizi nell’economia internazionale, anche se questi ultimi sono sopravvalutati nelle statistiche economiche. La Russia è uno dei grandi esportatori di petrolio, alla pari con l’Arabia Saudita, e di gas.

Lo stesso vale per molti altri prodotti essenziali: la Russia controlla circa il 19,5% delle esportazioni globali di grano, e è il primo esportatore di nichel (20,4%), il primo produttore di fertilizzanti, di ferro semilavorato (18,8%), platino (16,6%), e di pesci congelati (11,2%). La Russia è un grande produttore di beni essenziali: come pochi altri paesi del pianeta è dunque un perno centrale nella catena globale di produzione. Tagliarla fuori dal commercio mondiale non è come tagliare fuori l’Iran o il Venezuela: comporta invece una completa riorganizzazione dell’economia globale e sacrifici notevolissimi, non facilmente sopportabili.

La Russia ha quindi una economia più importante di quanto i mass media ci comunichino. Non solo: l’economia russa – per quanto possa essere squilibrata – è tutt’altro che mal gestita. Vladimir Putin è un despota ultranazionalista che vuole recuperare alla Russia l’impero perduto dall’Urss, ma certamente non è uno stupido e non può essere sottovalutato – anche perché notoriamente la Russia è una potenza atomica.

A livello macroeconomico gli indici della Russia sono eccellenti. La Russia ha chiuso il 2021 con una bilancia commerciale in forte attivo, soprattutto grazie all’esportazione di materie prime, di petrolio e di gas, e ha accumulato ingenti riserve monetarie per circa 630 miliardi di dollari (pari a 1,7 volte il livello delle importazioni di beni e servizi) gran parte delle quali – come sappiamo – congelate dalle sanzioni occidentali. La Russia è un creditore netto sui mercati internazionali: ciò vuole dire che gli altri paesi hanno più bisogno della Russia di quanto la Russia abbia bisogno degli altri paesi. Anche con la guerra, la bilancia commerciale russa è rimasta finora in attivo e l’impennata del prezzo dell’oro nero e del gas garantisce entrate fiscali significative. Gazprom, e quindi il governo russo, il suo principale azionista, non ha mai ricavato così tanti profitti dal gas.

Ovviamente l’isolamento economico della Russia produrrà effetti rilevanti. E’ previsto che il Pil russo diminuirà del 5-10% quest’anno. Le sanzioni colpiranno duramente la Russia, così come del resto anche l’Occidente e soprattutto l’Europa. Non è detto tuttavia che possano avere delle conseguenze politiche sul regime di Putin che, anzi, potrebbe forse rafforzarsi in seguito alle ritorsioni occidentali dopo l’aggressione all’Ucraina. Infine mai sottovalutare il nemico: la dottrina militare russa prevede l’uso di armi atomiche tattiche, cioè di potenza limitata, nel caso sia minacciata la sicurezza nazionale. Senza un intervento della Nato per l’Ucraina di Zelensky una vittoria totale sulla Russia di Putin sembra quindi da escludersi.

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Peter Gomez

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