I “Pinguini” diventano doppiatori
L’irriverenza scandalizza, ma conviene. Almeno in termini televisivi. Sono venticinque anni che i ragazzini terribili di South Park, cartoon americano «per adulti», fanno dell’irriverenza ampio (e talvolta inopportuno) uso. Il che spiega perché South Park sia ora divenuto un film (disponibile su Paramount ) e perché, secondo l’uso statunitense da tempo consolidato anche da noi, il doppiaggio sia stato affidato a personaggi noti in sintonia con i contenuti del prodotto.
Ecco allora due componenti dei Pinguini Tattici Nucleari, Riccardo Zanotti (voce e chitarra) ed Elio Biffi (tastiere e voce), doppiare nell’edizione italiana della pellicola ben due pestiferi ragazzini a testa. «Quando da giovani guardavamo quei cartoni alla tv, e a scuola ne ridevamo di nascosto ghigna Zanotti- mai avremmo immaginato che un giorno sarebbe toccato a noi doppiarli». E trovarsi ad usare quello stesso frasario ora che siete adulti, e in veste ufficiale, che effetto vi ha fatto? «Anche se abbiamo familiarità col microfono e con gli studi di registrazione precisa Elio – il modo di usare la voce nel doppiaggio è completamente diverso. E la tecnica di parlare seguendo i movimenti della bocca dei personaggi decisamente complessa». «Io ho dovuto cercare di pulire un po’ la mia cadenza bergamasca spiega Zanotti- ci sono volute ore e ore, per riuscirci». Per i due nella cultura pop c’è un fondo d’irriverenza che si sposa benissimo con la sconvenienza usata da South Park per sbeffeggiare i costumi del nostro tempo.
«Noi stessi siamo pop. E a noi piace ridere di quasi tutto». Proprio tutto? Senza alcun tipo di limite? «Il limite della satira è dato solo dalla sensibilità personale dice Elio – e dal contesto». «Dirò di più aggiunge Riccardo -. Ho notato che più le persone sono rispettose più sanno ridere d’ogni cosa». Anche quando l’ironia più feroce ferisce qualcosa in cui si crede profondamente? «Saper ridere di tutto è troppo importante. Quand’ero ragazzo mi vestivo e vivevo come un metallaro. Beh: in un episodio di South Park vennero rabbiosamente dileggiati proprio i metallari come me. Io mi divertii da matto. Oltretutto la cosa costituì una sorta di legittimazione della nostra esistenza. Se perfino South Park parlava di noi, voleva dire che contavamo davvero qualcosa».