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“I morti di Bucha? Non mi convincono i tempi”: tutti i dubbi di Capuozzo

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5 Aprile 2022 – 14:54




Il dubbio di Capuozzo: “Perché il sindaco di Bucha non ha parlato della strage durante l’intervista che ha rilasciato il giorno dopo la partenza dei russi?”














“I tempi che non convincono”. Il giornalista Toni Capuozzo, ospite della trasmissione di Nicola Porro Quarta Repubblica, nutre forti dubbi sulla strage di Bucha, la cittadina alle porte di Kiev dove sono state ritrovate varie fosse comuni e corpi dilaniati dal passaggio dei tank dell’Armata Rossa.

Secondo Capuozzo, vi sarebbero ancora alcuni lati oscuri, tipici dei teatri di guerra come questo. In particolare, il noto inviato di guerra sottolinea il fatto che il 31 marzo, il giorno dopo la partenza dei russi, il sindaco di Bucha ha rilasciato un’intervista di fronte al municipio e non abbia fatto cenno alla strage. “Il video va in onda il primo aprile sulle tv ucraina e non vengono mai citati i morti. Eppure Bucha è una città piccola: possibile nessuno gli abbia detto dei morti per strada?”, si chiede Capuozzo. Ma non solo. Il giorno successivo, ossia il 2 aprile, un video della polizia ucraina che mostra le devastazioni “ma c’è un solo corpo, di un militare russo, che viene lasciato sul ciglio della strada”. E aggiunge: “Solo il 3 iniziano a girare le immagini dei morti. Da dove sono saltati fuori quei corpi?”. Il noto inviato di guerra fa notare, poi, che“quando uccidi una persona con un colpo di pistola alla tempia, ci sarebbero delle pozze di sangue”. E si chiede: “Possibile che dopo 4 giorni nessuno ha messo un lenzuolo pietoso sopra i morti?”.

Secondo il giornalista di guerra, è doveroso porsi dei dubbi perché, se è vero che “i russi sarebbero capaci di realizzare stanze della tortura e uccidere i civili a sangue freddo” è altrettanto vero che “anche gli ucraini con l’acqua alla gola sarebbero in grado di mettere in piedi una messa in scena per coinvolgere il mondo”. Capuozzo chiede, dunque, che si apra un’indagine internazionale. Indagine che, per ora, l’Onu ha escluso. “Il lavoro del giornalismo è andare sui fatti e cercare di capire dietro le apparenze perché di fronte a questo orrore finiremo con l’inviare i carri armati”, conclude Capuozzo che sulle dinamiche di questa guerra ha spesso espresso forti dubbi.




























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