I candidati nei collegi uninominali

Lunedì sera alle 20 sono state consegnate le liste elettorali, cioè gli elenchi dei candidati e delle candidate che le coalizioni e i partiti presenteranno alle elezioni politiche del prossimo 25 settembre. Quest’anno, per via della caduta anticipata del governo e dell’inizio della campagna elettorale in agosto, la fase della scelta dei candidati è stata piuttosto caotica e delicata. I tempi per le trattative sono stati ristretti e il taglio al numero dei parlamentari ha complicato le cose rispetto al passato: alle elezioni si voterà ancora con il “Rosatellum“, la legge elettorale usata alle ultime elezioni del 2018, ma diversamente da quelle di quattro anni fa si eleggeranno 600 parlamentari invece che 945, 400 eletti alla Camera e 200 al Senato.

Rispetto all’ultima volta, però, le cose sono un po’ diverse perché sulla base dei sondaggi e dello storico dei risultati è più facile prevedere con un buon grado di approssimazione quanti parlamentari saranno eletti nei vari partiti e dove. Uno dei modelli più consultati per queste previsioni è stato realizzato dall’Istituto Cattaneo, un’autorevole fondazione bolognese che si occupa di ricerche in campo politico.

Le coalizioni e i partiti hanno avuto quindi a disposizione delle previsioni piuttosto affidabili sulla base delle quali decidere, per esempio, dove presentare un candidato o una candidata a cui si vuole assicurare un seggio nella prossima legislatura: sono seggi chiamati “blindati”, dove l’elezione è quasi certa a meno di risultati molto distanti dalle previsioni. Per queste ragioni i responsabili dei partiti hanno dovuto prendere decisioni talvolta sofferte e impopolari sulle persone a cui garantire un seggio nel prossimo Parlamento e su quelle a cui toglierlo.

L’assegnazione dei seggi prevista dal Rosatellum si basa su un sistema misto: circa un terzo viene assegnato in collegi uninominali, e altri due terzi in collegi plurinominali. I collegi elettorali sono le porzioni di territorio in cui viene suddivisa l’Italia per eleggere i rappresentanti in parlamento, a ognuna delle quali è associato un certo numero di seggi. Le ripartizioni dell’Italia in collegi uninominali e plurinominali sono due cose diverse, e si sovrappongono: ogni comune, insomma, fa riferimento contemporaneamente a quattro collegi, i due uninominali (Camera e Senato) e i due plurinominali.

Si chiamano “uninominali” i collegi in cui si elegge un solo rappresentante, “plurinominali” quelli in cui se ne elegge più di uno. I collegi uninominali vengono assegnati con metodo maggioritario: vince l’unico seggio in palio il candidato della coalizione – o del partito che si presenta da solo – che prende più voti. I seggi dei collegi plurinominali invece si assegnano con metodo proporzionale: di solito in palio ce n’è più di uno, e vengono distribuiti tra i partiti in proporzione ai voti che hanno ottenuto.

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Le due mappe dei collegi uninominali sono più semplici sia da realizzare che da consultare, perché in pratica il territorio italiano viene diviso in 147 collegi per la Camera e in 74 per il Senato: tanti quanti sono i seggi da assegnare col maggioritario. Sulla scheda elettorale, nella parte relativa ai collegi uninominali, ci sarà un solo nome per ogni coalizione o partito che si presenta da solo.

I seggi assegnati nei collegi plurinominali invece sono di più: 245 alla Camera e 122 al Senato, ma non corrispondono ovviamente al numero di collegi (altrimenti non sarebbero plurinominali). Quasi tutti infatti assegnano almeno due seggi: per questo i collegi plurinominali sono meno rispetto a quelli uninominali, e spesso si estendono su un’area più grande.

Per non complicare eccessivamente le cose, la commissione di esperti che ha definito i collegi elettorali ha stabilito che i collegi plurinominali debbano essere formati da uno o più collegi uninominali contigui. La Puglia per esempio al Senato ha 5 collegi uninominali, che tutti insieme formano l’unico collegio plurinominale della regione.

La prossima mappa mostra i candidati e le candidate delle quattro principali forze politiche che si presenteranno nei collegi uninominali per l’assegnazione dei seggi alla Camera. Esattamente come sarà stampata sulla scheda elettorale, la mappa riporta anche la circoscrizione e il collegio plurinominale a cui ogni collegio uninominale appartiene. Di fatto, le quattro formazioni politiche principali – la destra, il centrosinistra, il Movimento 5 Stelle e il “terzo polo” – sono le uniche che hanno possibilità di eleggere qualcuno nei collegi uninominali: e secondo le previsioni M5S e terzo polo rischiano di non eleggere nessuno, ottenendo i seggi nel prossimo Parlamento solo con la parte proporzionale. L’unica altra formazione che potrebbe vincere alcuni seggi assegnati con il maggioritario è la Südtiroler Volkspartei, il partito autonomista dell’Alto Adige.

La mappa dei collegi uninominali del Senato è diversa perché cambia l’estensione dei collegi. Anche qui si possono consultare tutti i candidati e le candidate delle principali forze politiche che si sfideranno per il seggio assegnato dal maggioritario.

Le mappe si basano sulle liste diffuse dai partiti. Alcuni avevano deciso i candidati già da qualche giorno, come il Partito Democratico, mentre quasi tutti gli altri partiti hanno aspettato le ultime ore per definire gli ultimi ritocchi. In attesa della pubblicazione ufficiale da parte del ministero dell’Interno, le liste si devono considerare provvisorie: alcuni candidati sono stati aggiunti, rimossi o spostati poco prima della consegna e la lista comunicata ai giornali non è stata aggiornata. Mancano inoltre i candidati dei partiti più piccoli che si presentano da soli. È necessario aspettare la pubblicazione da parte del ministero anche per le liste dei candidati e delle candidate nelle liste presentate nei collegi plurinominali: alcuni partiti, per esempio la Lega, non le hanno ancora diffuse a livello nazionale. Una volta pubblicate sul sito del ministero, nelle mappe verranno integrati anche i candidati delle altre formazioni che si presenteranno nei collegi uninominali, come Unione Popolare e Italexit.

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