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‘House of the Dragon’, ritorno nei Sette Regni: si riparte da Casa Targaryen

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La Danza dei draghi – a dispetto del nome – di artistico ha davvero poco: non promette balli, ma bagni di sangue, in perfetto stile Trono di spade. Per farla breve, una lotta fratricida sulla falsariga di Caino e Abele diventa il centro delle dieci puntate del prequel House of the Dragon (in arrivo il 22 agosto su Sky Atlantic e NOW alle 22.15 ).

La saga dei Targaryen

Prima di entrare nel merito di questa guerra civile per la corona tra una sorella e un fratello, facciamo quadrare nomi e date per capire a che punto della dinastia dei Targaryen s’inserisce la vicenda. Quando c’è di mezzo George R.R. Martin, creatore dell’universo letterario nato dalle pagine di Fuoco e sangue (Mondadori) e poi adattato in TV, non basta un’appendice intera per orientarsi.

‘House of the dragon’ il prequel su casa Targaryen

Nuove immagini di ‘House of the dragon’, la serie Hbo che arriva il 22 agosto su Sky e in streaming su Now in contemporanea con la messa in onda della tv via cavo americana. Tratta dal romanzo ‘Fuoco e sangue’ di George R.R. Martin, la serie è ambientata 200 anni prima degli eventi citati nel ‘Trono di spade’ e racconta la storia della Casa Targaryen. Nel cast Paddy Considine, Matt Smith, Olivia Cooke, Emma D’Arcy, Steve Toussaint, Eve Best, Sonoya Mizuno, Fabien Frankel, Rhys Ifans
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I Targaryen sono il casato più potente di questo mondo fantasy: siedono sul trono di ferro anche grazie alla capacità di soggiogare i draghi. Ai tempi dei fatti – sì e no nove generazioni prima di Daenerys, che nella saga madre è interpretata da Emilia Clark – ne esistono dieci esemplari adulti, che hanno contribuito a creare un periodo di pace tra i Sette Regni. Non è durato tanto: sotto l’egida di Re Jaehaerys vivono in pace sessant’anni (un paio di secoli prima degli avvenimenti de Il trono di spade) ma quando gli succede il nipote Viserys (Paddy Considine) cominciano i guai. Senza un figlio maschio, l’erede è il fratello Daemon (Matt Smith), un sadico assetato di potere senza alcuna bussola morale. Il sovrano non può permettere che il regno cada nelle sue mani e quindi decreta come suo successore legittimo la figlia Rhaenyra (Milly Alcock e Emma D’Arcy si passano il testimone a metà stagione interpretando la principessa in diverse età della vita).

Succede il finimondo, che è però solo un preludio alla vera apocalisse successiva, che include sempre la giovane ma coinvolge anche il fratellastro Aegon II (figlio di seconde nozze del padre). Parte così la Danza dei Draghi, che dura circa tre anni, dal 129 al 131 CA (dalla Conquista di Aegon, il conquistatore del casato).

La voce narrante

La voce narrante è quella della principessa, Rhaenyra, che guida lo spettatore tra i più sordidi segreti di palazzo. Qui, nell’isola di Roccia del drago, il pubblico la incontra da ragazzina, mentre sfreccia nei cieli alla guida di una di queste magnifiche e possenti creature. Il padre la vorrebbe accasata ma lei preferisce la compagnia dei draghi a quella dei coetanei. Con un’unica eccezione, l’amica/dama di compagnia/confidente Alicent (Emily Carey da giovane, Olivia Cooke da adulta), figlia del Primo Cavaliere del Re, Otto Hightower (Rhys Ifans). A corte sono tutte pedine su una scacchiera, mosse a volte da cause di forza maggiore, tra intrighi e trame ordite per conquistare l’unico obiettivo per cui vale la pena vivere o morire, il trono di spade (che mai è stato più possente e sinistro di come appare nel prequel).

House of the dragon, il prequel del Trono di spade – trailer

La stirpe al comando, con i tipici occhi viola e le chiome candide, alterna autorevolezza e follia senza curarsene poi troppo. Nessuno all’esterno dotato di un minimo di buonsenso può davvero cercare di detronizzarli. Come dice la stessa principessa, “L’unica cosa che può distruggere la casa dei Targaryen è la casa stessa”.

La profezia

Mai profezia fu più vera, alla vigilia di questa guerra civile all’ultimo sangue. Prima di arrivare all’azione vera e propria si assiste ad una dose impressionante (e a volte gratuita?) di sesso e violenza, due declinazioni del potere dalla notte dei tempi. La serie si prende i suoi tempi, diluiti ad arte, innanzitutto per far orientare il pubblico tra tutti i legami di parentela, i riferimenti alla serie-madre e le coordinate logistiche in cui si svolge la vicenda. Da queste parti si teme più il fallimento che la morte e le scelte di leadership diventino manovre opportunistiche per la salita al trono.

Gli showrunner Ryan J. Condal e Miguel Sapochnik (che l’hanno co-creato con Martin) hanno sì a disposizione un cast corale come nel caso de Il trono di spade, ma le varie voci non si equivalgono quindi si ritrovano ad occupare gerarchie molto diverse e a volte sbilanciate. Le fazioni sono polarizzate e – differenza sostanziale rispetto alla serie-madre – si conoscono già gli esiti della vicenda che hanno poi portato al Re Folle, il papà di Daenerys. Nessun effetto sorpresa, certo, qui ci si gode il viaggio e non la destinazione.

Basandosi sulla visione dei primi due episodi – per non incappare in troppe anticipazioni – si capisce subito che il tono epico tanto atteso cede il passo ad un tipo di narrazione più tradizionale e convenzionale. Se togliessimo i draghi dall’equazione e non sapessimo che la storia è trattata da Il trono di spade, potremmo trovarci davanti a una serie fantasy dai connotati medievali abbastanza canonica. La straordinarietà del casato protagonista si perde nel momento stesso in cui queste creature lasciano il cielo per planare sulla terraferma. Con qualche picco, ovviamente: Rhys Ifans e Matt Smith dominano la scena con ieratiche manie di onnipotenza, anche se declinate in maniera diversa, e il loro sì è un autentico scontro tra titani di cui non si vuole perdere una singola mossa.

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