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Glossari gender e educazione sessuale: polemica sui diari di scuola

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Immaginate di scoprire, a qualche giorno dall’inizio dell’anno scolastico, che nel diario di vostro figlio, di appena nove anni, ci sono un paio di rubriche di cui non sapevate nulla. Il diario glielo avete comprato voi, prima di metterglielo in mano lo avete sfogliato e risfogliato, eppure di quelle rubriche non vi eravate proprio accorti. Lo avete scelto per il colore, perché è uno dei diari più in voga da sempre e perché vostro figlio ve lo chiede già dallo scorso anno.

Il diario in questione è la Smemoranda. L’evergreen delle agende scolastiche, c’era persino ai vostri tempi. La copertina è innocua, monocolore. L’avete scelta azzurra, di un bell’azzurro intenso. Due giorni fa, vi chiama l’insegnate e vi dice: “Guarda, ti vorrei segnalare delle cose nel diario di tuo figlio, delle cose che non mi sembrano appropriate alla sua età”. Quell’insegnate si chiama Giusy D’Amico. È la maestra d’inglese e si dà il caso sia anche la presidente dell’associazione “Non si tocca la famiglia”. È lei a raccontarci l’accaduto e la fine che hanno fatto le due rubriche in questione: “Con il consenso del genitore l’ho strappate, senza che l’alunno se ne accorgesse, per non stimolare in lui una curiosità sbagliata”. La maestra D’Amico ci descrive in maniera stringata il contenuto di quelle rubriche: “C’è un glossario sull’identità di genere e una sezione dedicata all’educazione sessuale”. Ce le mostra, ma noi vogliamo verificare di persona, anche e soprattutto perché ci risulta davvero difficile credere che, al momento dell’acquisto, l’incauto genitore non si sia accorto di nulla.

Decidiamo così di entrare in una delle tante librerie del centro di Roma, ne individuiamo una grande e ben rifornita, nella speranza di andare a colpo sicuro. Le agende scolastiche, con le lezioni ormai cominciate da qualche giorno, iniziano a scarseggiare. Veniamo indirizzati verso uno scaffale, impilate ne troviamo di tutte le fogge e varietà cromatiche. C’è anche quella che andiamo cercando. La copertina è sgargiante, azzurra, proprio come ce l’hanno descritta, ma c’è anche in versione rosa shocking e bianca. Iniziamo a sfogliarla, una, due, tre volte. Solo al terzo tentativo individuiamo le ormai famose rubriche. “Cisgender (o cisgenere) è una persona che non si identifica con il sesso che le è stato assegnato alla nascita”, leggiamo. Il glossario prosegue: “Non-binary (o non binario) è un termine ombrello usato per descrivere una persona che non si identifica completamente né nel genere maschile né in quello femminile”. E a seguire le definizioni di “genderqueer o genere non conforme”, di “transgender”, di “gender fluid“, “gender neutral” e di “espressione di genere”.

Scorrendo la seconda, invece, ecco comparire alcuni suggerimenti sui primi approcci alla sessualità. Tanto per citarne uno: “Il sesso non è solo sinonimo di rapporto completo: tutto ciò che vi fa eccitare è un’esperienza sessuale“. Mentre cerchiamo di mettere ordine alle tante informazioni assorbite, un dubbio ci tormenta. No, non vogliamo moraleggiare, quel diritto lì lo lasciamo più che volentieri ai genitori. È più una domanda di carattere pratico: chi vende queste agende, è al corrente degli argomenti che trattano? La commessa ci chiarisce le idee: “Noi le ordinazioni le facciamo in base alla richiesta, non abbiamo idea dei contenuti, anche perché al momento dell’ordinazione non possiamo vedere neppure la copertina”. È a tutti gli effetti un’ordinazione a scatola chiusa. Ma quando arrivano in negozio non le sfogliate? “Assolutamente no. Certo, a richiesta specifica, per un bimbo di nove anni la Smemoranda non la consiglierei”. Il negozio è molto grande, vende una vasta gamma di articoli e abbraccia una clientela piuttosto ampia. La commessa ci lascia chiaramente intendere che, con tutte le cose che ci sono da fare, non possono mettersi a passare al setaccio una per una le pagine dei diari.

Proviamo allora a rivolgerci ad un negozio più piccolo, una cartolibreria a conduzione familiare. Qui, per ovvie ragioni, la cose funzionano diversamente. “È vero che finché non arrivano in negozio non sappiamo che aspetto abbiano i diari, però quando arrivano li controlliamo”, ci spiega il proprietario. Le Smemoranda le vendete? “No, già dall’anno scorso abbiamo interrotto le ordinazioni, perché non condividiamo l’approccio”. L’approccio? “L’educazione dei minori alla sessualità dovrebbe essere lasciata ai genitori, ma l’80 per cento di quelli che vengono a fare acquisti nemmeno li sfoglia i diari, guarda solo l’estetica”. E dall’estetica, come abbiamo già detto, è veramente complicato intuire qualcosa. È capitato che qualcuno la riportasse indietro? “Non a me, ma conosco colleghi a cui è successo, e le posso assicurare che è sempre una situazione imbarazzante”.

E in casi del genere? L’acquirente che diritti ha? Lo chiediamo al Codacons. “Non trattandosi di vizi o difetti, o di contenuti illeciti o vietati, il venditore non ha alcun obbligo di sostituzione del prodotto né di restituzione dell’importo”. Certo, se l’agenda è nuova, si può sempre fare un tentativo, e in quel caso è tutto lasciato alla discrezionalità e alla disponibilità del negoziante. “È sempre responsabilità di chi compra verificare cosa compra”. E se a fare l’acquisto è direttamente il minore? “A maggior ragione il genitore dovrebbe verificare con attenzione l’acquisto, sono regole di buonsenso della potestà genitoriale”. Insomma, per l’adulto distratto, la strada più sicura è quella di munirsi di un bel paio di forbici e seguire l’esempio della maestra D’Amico.

Ma non ditelo a Maria Rachele Ruiu, mamma di due bimbi e storica attivista pro-vita e pro-famiglia. Per lei, nelle agende scolastiche, certi argomenti non dovrebbero proprio esserci. “È grave che uno strumento fatto per i giovanissimi sponsorizzi e diffonda teorie a-scientifiche, che in tutto il mondo si stanno dimostrando pericolose. Il dibattito sul ddl Zan ha infuocato il panorama politico e degli adulti, e loro cosa fanno? Propongono ai nostri figli ciò che non è passato in Parlamento?”. Del “caso Smemoranda” la Ruiu è già al corrente. Ci spiega che, a livello di associazionismo, il tam-tam è cominciato da giugno. E si congeda con un avvertimento: “È l’ennesima conferma che noi genitori dobbiamo essere ancora più vigili, stanno cercando di indottrinare i nostri figli in tutti i modi”.

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