Gli arresti dei candidati al consiglio comunale di Palermo
Venerdì pomeriggio è stato arrestato Francesco Lombardo, candidato al consiglio comunale di Palermo per Fratelli d’Italia, dopo che in settimana era stato già arrestato un altro candidato consigliere, Pietro Polizzi, sempre del centrodestra ma di Forza Italia. Entrambi gli arresti sono avvenuti in seguito alle indagini del procuratore aggiunto di Palermo, Paolo Guido, e sia Lombardo che Polizzi sono accusati di scambio elettorale politico-mafioso: la richiesta di misura cautelare per Lombardo è avvenuta in tempi strettissimi, scrivono i giornali, visto che a Palermo si vota tra due giorni per scegliere il prossimo sindaco.
Insieme a Lombardo è stato arrestato anche Vincenzo Vella, boss mafioso di Brancaccio, che si sarebbe incontrato proprio con Lombardo lo scorso 28 maggio in un negozio di ortofrutta di proprietà di Vella. Secondo le accuse, in quell’occasione Lombardo gli avrebbe chiesto un sostegno in vista del voto. Lombardo, di professione geometra, è stato già consigliere comunale a Villabate, piccolo comune in provincia di Palermo.
L’arresto di Polizzi era avvenuto con modalità simili, lo scorso martedì. Gli investigatori erano riusciti ad ascoltare un incontro avvenuto il 10 maggio alla sede del comitato elettorale di Polizzi, in via Casilini, tra lo stesso Polizzi e il mafioso Agostino Sansone, che era sotto sorveglianza e la cui famiglia – attiva nel campo dell’edilizia – era stata vicina a Totò Riina. C’era anche un collaboratore di Sansone, Manlio Porretto. Nell’incontro Polizzi avrebbe detto a Sansone «se sono potente io, siete potente voialtri» e poi gli avrebbe chiesto voti per Adelaide Mazzarino, che era candidata insieme a Polizzi ma che dopo l’arresto ha ritirato la sua candidatura.
Il candidato sindaco del centrodestra, Roberto Lagalla, ha commentato i due arresti dicendo: «Non posso che rivolgere un plauso alla squadra mobile di Palermo e alla procura della Repubblica per la tempestività dell’operazione. Questi casi dimostrano che non è la mafia a condizionare la politica ma singole mele marce che cercano ipotetiche scorciatoie elettorali».
Molti esponenti di centrosinistra, tra cui il segretario regionale del PD, Anthony Barbagallo, e il responsabile nazionale degli Enti locali del PD, Francesco Boccia, sostengono invece che gli arresti non siano casi isolati e che quindi Lagalla dovrebbe ritirarsi. Il candidato del centrosinistra a Palermo, Franco Miceli, ha detto che Lagalla «non è in grado di sapere chi gli porta i voti, ha perso il controllo della situazione» e che dovrebbe salvaguardare «la sua storia» ritirando la sua candidatura.
– Leggi anche: Palermo deve decidere cosa fare con le auto