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Giuseppe Conte è sempre più isolato

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Domenica, dopo un incontro in Sardegna, il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi e il leader della Lega Matteo Salvini hanno pubblicato una nota sulla crisi politica in corso in cui escludono la possibilità di governare ancora con il Movimento 5 Stelle, per la sua «incompetenza e inaffidabilità». La posizione dei due leader complica ulteriormente la crisi politica, anche se ovviamente i negoziati tra i partiti sono ancora in corso e molto potrebbe cambiare fino a mercoledì, quando il presidente del Consiglio Mario Draghi parlerà alle Camere.

Forza Italia e Lega hanno fatto sapere che le ultime dichiarazioni di Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 Stelle, «contraddistinte da ultimatum e minacce, confermano la rottura di quel “patto di fiducia” richiamato giovedì scorso dal presidente Mario Draghi». Sabato sera Conte aveva ripresentato in un video pubblicato su Facebook le nove richieste già fatte a Draghi una decina di giorni fa, sostenendo che fossero fondamentali per far restare il partito nella maggioranza che sostiene il governo.

Sia Forza Italia che Lega hanno poi confermato che attenderanno «l’evoluzione della situazione politica» prima di decidere se sostenere il governo (un altro governo Draghi) o se chiedere il voto.

Nel frattempo, è proseguita anche nel fine settimana l’assemblea nazionale del Movimento 5 Stelle dove, scrivono oggi i quotidiani, sono sempre più forti le tensioni e le divisioni tra chi ritiene terminata l’esperienza con il governo Draghi e chi invece resta favorevole a proseguirla. L’assemblea proseguirà anche oggi pomeriggio, e i giornali raccontano che dentro al partito i toni sono molto duri ed esasperati.

Circola anche l’ipotesi che dopo quella di Luigi Di Maio, le discussioni di queste ultime ore si possano concludere con una seconda scissione guidata stavolta dal capogruppo dei deputati del M5S alla Camera Davide Crippa, da tempo critico verso Conte.

Se lui e almeno due dei tre ministri del M5S, come sembra, decidessero di restare nel governo, «il perimetro della maggioranza resterebbe più o meno lo stesso. Altri delusi potrebbero votare la fiducia al premier e il nuovo governo non sarebbe un “Draghi bis”, bensì il “Draghi uno” senza più i contiani», scrive il Corriere della Sera.

I due ministri che potrebbero restare sono Federico D’Incà (Rapporti con il Parlamento) e Fabiana Dadone (Politiche giovanili), mentre Stefano Patuanelli (Politiche agricole) potrebbe invece seguire Conte. Questa nuova scissione risolverebbe il problema di Forza Italia e Lega, che non vogliono più il M5S in maggioranza, ma forse anche quello di Draghi, che potrebbe non considerare finito l’appoggio trasversale del Parlamento del proprio governo e dunque restare.

Intanto, sono diventati più di mille i sindaci che hanno firmato una lettera per chiedere a Mario Draghi di continuare a governare. L’iniziativa è stata criticata da Giorgia Meloni, di Fratelli d’Italia, partito che vorrebbe andare subito al voto: «Mi chiedo se sia corretto che questi primi cittadini usino le istituzioni così, senza pudore, come se fossero sezioni di partito». Dario Nardella, sindaco di Firenze, ha replicato che tra i firmatari «ci sono moltissimi esponenti di centrodestra». Ma non ci sono sindaci di Fratelli d’Italia né diversi amministratori della Lega, che hanno preso le distanze formali dall’appello.

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