Giornata della Terra 2022: cos’è e cosa si festeggia

Venerdì 22 aprile 2022 si celebra la Giornata della Terra (Earth Day in inglese). Si tratta della più grande manifestazione ambientalista del mondo e quest’anno il suo slogan è “investire sul nostro pianeta”. Significa prendere coscienza di quello che sostengono da tempo i maggiori scienziati, e cioè che stiamo vivendo gli effetti di una crisi climatica senza precedenti e che le cose sono destinate a peggiorare in modo irreversibile se non adottiamo serie iniziative in favore della salvaguardia della biodiversità e di una riduzione dell’inquinamento e del riscaldamento globale. Come si legge nel sito ufficiale dell’iniziativa, “un futuro green è un futuro prospero”.

La nascita della Giornata della Terra

I semi di quella che sarebbe diventata la Giornata della Terra vengono gettati negli Stati Uniti, durante gli anni Sessanta, come risultato di un dibattito pubblico intorno alla cura dell’ambiente naturale. Uno dei nomi principali di questo movimento culturale è quello della biologa Rachel Carson, autrice di un saggio seminale per l’ambientalismo intitolato ‘Primavera silenziosa’ (1962). Altri due nomi di rilievo sono quelli dell’attivista per la pace John McConnell e del senatore Gaylord Nelson (appoggiato dall’allora presidente John Fitzgerald Kennedy).

La discussione teorica conobbe un’accelerazione pratica quando il 28 gennaio 1969 la fuoriuscita di petrolio da un pozzo della Union Oil, al largo delle coste di Santa Barbara (USA), si trasformò in un evento catastrofico. Morirono migliaia di uccelli, delfini, foche e leoni marini. L’evidenza del disastro ambientale diede agli attivisti statunitensi la forza per coalizzarsi e lanciare la prima Giornata della Terra, celebrata a partire dal 1970.

Le iniziative

Nel corso dei decenni successivi la ricorrenza ha coinvolto sempre più nazioni e persone. Per l’edizione 2022 sono previsti convegni, incontri, dibattiti e anche l’iniziativa simbolica che tradizionalmente accompagna la Giornata della Terra: piantare alberi o semi. Un gesto compiuto da autorità e celebrità, spesso davanti a telecamere e fotografi, ma che può essere fatto proprio da chiunque ne abbia la possibilità, magari approfittando di un angolo di giardino o di un terrazzo – ma sempre nel rispetto dell’ambiente: evitando per esempio di piantare specie non endemiche in un bosco.

Un’altra iniziativa simbolica è la pulitura di una zona naturale rovinata dai rifiuti. In questo senso, uno dei progetti più eclatanti si tenne nel 1990, quando alpinisti statunitensi, cinesi e sovietici scalarono il Monte Everest e, con l’aiuto di gruppi di supporto, riportarono a valle circa due tonnellate di rifiuti abbandonati da precedenti missioni.

L’accordo di Parigi

La mobilitazione globale ha anche contribuito al cosiddetto Accordo di Parigi, sottoscritto nel 2015 e firmato nel 2018: impegna gli Stati di gran parte del pianeta a contenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto dei 2 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali, puntando alla soglia di 1,5 gradi. Numeri che derivano da quanto dicono scienziati e ambientalisti, concordi nel sostenere che il superamento di queste temperature medie causerebbe un effetto a catena devastante, con la scomparsa di numerosissime specie animali, un sensibile aumento del livello delle acque e la desertificazione di aree sempre più vaste della Terra. E questo porterebbe a ondate migratorie, aumento della povertà e riduzione delle principali risorse alimentari (con conseguente aumento dei prezzi).

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