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Fury fulmina Whyte e resta mondiale dei massimi davanti ai centomila di Wembley

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Parecchi tra i quasi centomila di Wembley (record del secolo per un incontro di boxe) avranno faticato a vedere il pugno della verità arrivato al sesto round. Un montante destro con il quale Tyson Fury si è confermato campione del mondo dei pesi massimi nella versione Wbc. Diffcile da vedere, perché quel colpo è stato un concentrato di velocità e potenza, portato con una rapidità insospettabile per un gigante alto due metri e 6 centimetri e pesante 120 chilogrammi. Dillian Whyte non ha potuto nulla, è andato giù, ha provato a rialzarsi con la forza della disperazione, ma ormai le gambe non lo sostenevano più. Per lui, una infanzia difficilissima in Giamaica, una esistenza virata poi sulla retta dopo l’approdo in Inghilterra grazie al pugilato dopo aver rischiato di scadere nella violenza, era l’occasione della vita. Gli ha fruttato una consistente crescita del conto in banca (8 milioni di dollari guadagnati contro i 32 di Fury), ma non è stata colta in pieno. O tutto o niente. Ha provato a sorprendere Fury con il classico colpo isolato, ma la strategia era conosciuta dal campione, che si è presentato sul ring tirato come non si vedeva da tempo. Fury non si è fatto mai prendere, poi quando ha accelerato non ha dato scampo al rivale. In perfetta forza, di testa (lui che in passato ha avuto grossi problemi di depressione) e atletica: tanto fiato, mostrato anche dopo il match, quando ha intonato la solita canzone per la moglie Paris (ha scelto American Pie, uno dei suoi classici) senza mai steccare nonostante lo sforzo appena sostenuto.

Whyte difficilmente avrà una nuova chance mondiale, circa Fury invece dipenderà solo da lui. Il mantra degli ultimi tempi recitava che questo sarebbe stato il suo ultimo match. Se tenesse fede a questa decisione, si ritirerebbe da imbattuto (32 vittorie e un pari) e da campione del mondo. Se andrà avanti, come in molti pensano, la prospettiva è quella di riunificare il titolo mondiale dei massimi sotto un unico re. Allettante per uno che prima di entrare sul ring si siede sul trono: Gypsy King, il re dei gitani in onore della sua origine nomade. Se sceglierà la seconda strada, il prossimo march sarebbe comunque epocale: gli toccherebbe l’attuale campione delle altre sigle, l’ucraino Oleksandr Usyk, oppure un altro britannico, Anthony Joshua, in quello che sarebbe il più grande evento della storia della boxe inglese. “Dovevo al pubblico inglese un match a Wembley, e penso che con questo possa calare il sipario sul re dei gitani…”, le prime parole. Ma staremo a vedere.


Il match nei dettaglio. Dopo un primo round di studio, Fury ha iniziato a carburare nella seconda ripresa. Jab sinistro di offesa, non solo di sbarramento, spesso doppiato con il destro. Whyte ha cercato di portare il diretto al bersaglio grosso per far abbassare la guardia a Fury, ma non è mai riuscito a dare continuità alla sua azione. Il pugile di origine giamaicana ha provato anche ad innervosire l’avversario colpendolo alla nuca e dando lavoro all’arbitro, in un periocoloso incrocio di teste che gli ha causato anche un taglio all’arcata sopraccigliare. Anche questa strategia però è fallita. Un montante al corpo è stato il migliore colpo portato da Fury nel quinto round, preludio al meraviglioso montante che nel successivo ha chiuso l’incontro.

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