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Franceschini, Biblioteca Girolamini storia di riscatto

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NAPOLI – ”Vorrei che questi ‘vuoti’ restassero, per ricordare la follia di quello che è avvenuto”.

    Il ministro della Cultura Dario Franceschini alza gli occhi al cielo entrando nella Biblioteca dei Girolamini (1586) dissequestrata dopo dieci anni dalla Procura di Napoli.

    Frequentata da Giovanbattista Vico, vanta un patrimonio di oltre 150 mila opere, tra incunaboli, testi teologici e filosofici. E quei ‘vuoti’ evidenti nella più antica biblioteca pubblica italiana potrebbero ricordare, come un monito, il clamoroso furto di migliaia di volumi cinquecenteschi per il quale fu condannato il direttore dell’epoca Marino Massimo De Caro, autore di un sistematico saccheggio lungo un anno, a partire dal 2011. Oggi duemila unità, solo in parte rientrate, sono ancora oggetto di accertamento.

    “Quella dei Girolamini è una storia di riscatto e di giustizia che parte dall’episodio doloroso del furto dei libri e che oggi, con il dissequestro e il prezioso lavoro svolto da tutte le istituzioni coinvolte, permette di scrivere un nuovo futuro per uno dei luoghi più belli d’Italia e quindi del mondo – dice il ministro nella sua visita – . Il recupero di questo gioiello è sotto gli occhi di tutti coloro che hanno a cuore la tutela dei beni culturali. Credo molto nel ruolo delle biblioteche come luoghi vivi, in cui si custodisce la memoria e la si espone ai tanti studiosi e viaggiatori. Per questo il MiC ha stanziato ingenti risorse, pari a 20 milioni di euro, per il recupero e la messa in sicurezza di questo complesso monumentale che la riforma dei musei ha reso autonomo. I lavori continueranno ancora, per consentire una maggiore apertura e fruibilità non solo della biblioteca ma anche dell’archivio musicale, della Chiesa e della quadreria”.

    ”Non abbiamo mai smesso di erogare servizi, con il dissequestro potremo moltiplicare le postazioni per studiosi, accolti già da oltre un anno – spiega Antonella Cucciniello, direttrice di Biblioteca e Complesso (che comprende la ritrovata chiesa di san Filippo Neri) – per il futuro non dobbiamo inventarci niente: Girolamini nacque come ‘esperimento sociale’ contro la povertà, quella intellettuale ed educativa, una missione attuale”.

    Accanto a Franceschini c’è Giovanni Melillo, oggi procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, che da pm condusse le indagini. Si ricorda la fondamentale testimonianza fatta dei fratelli Maria Rosaria e Piergianni Berardi, custodi (precari) che furono nominati poi Cavalieri da Napolitano, la denuncia di Tomaso Montanari, l’ispezione notturna dei Carabinieri del nucleo tutela, la fase processuale (non ancora completamente conclusa). Ma da oggi, in una giornata simbolica per il ‘complesso monumentale’ (ce ne sono solo due così definiti dalla riforma, l’altro è la Pilotta di Parma), si comincia finalmente a parlare delle possibilità di riapertura.

    Anche per il perdurare dei lavori alle facciate, sia su Via Duomo che su Piazza Girolamini, è ancora negata infatti la fruizione pubblica. Il sindaco Gaetano Manfredi (che da rettore della Federico II collaborò alla ‘ricostruzione’ con una scuola di Alta Formazione’ ) assicura però la velocizzazione dei cantieri: una prima parte potrebbe concludersi entro l’anno, una seconda nel 2023. 

   



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