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“Facciamogli una doccia”. Svolta nel giallo di Attilio Manca. La storia del medico che negò l’aiuto a Provenzano

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Viterbo, 4 giugno 2022 – Morì suicidia, si disse: ma oggi un’intercettazione getta una nuova luce sulla fine di Attilio Manca, brillante urologo siciliano, deceduto a 34 anni la notte tra l’11 e il 12 febbraio 2004 a Viterbo, dove lavorava da due anni. Dietro la sua morte l’ombra di Cosa Nostra. Secondo quanto rivelato dal portale Antimafiaduemila, in una conversazione intercettata tra gli uomini Bernardo Provenzano, qualcuno dice che “bisogna fare una doccia” a un medico (nel senso di eliminarlo), reo di aver negato le cure al boss. Il nome del professionista non viene fatto ma, ricostruiscono i giornalisti Tobias Follett e Antonella Beccaria, è noto che in quel periodo Provenzano aveva un tumore alla prostata e che era in attesa di essere operato in Costa Azzurra. Pochi giorni prima del viaggio in Francia, avrebbe ricevuto un secco no da un dottore a cui i suoi uomini si erano rivolti per un aiuto. 

L’intercettazione del 2003

L’intercettazione – scrive Antimafiaduemila – risale al 2003 e arriva dalle microspie piazzate dagli inquirenti in una masseria dove, insieme a Provenzano, c’erano sei o sette uomini, tra cui un fedelissimo del boss, Giuseppe Lo Bue. Era gli ultimi anni della lunga latitanza di ‘Zu Binnu’, che fu poi catturato nel 2006. In quell’occasione i suoi picciotti avrebbero più volte ribadito l’intenzione di far fuori il medico, senza mai citarlo con nome o cognome. “Gli va fatta una doccia”, direbbero le voci intercettate. 

Una morte sospetta

Il caso Manca fu archiviato come suicidio dovuto a overdose di eroina aggravata dall’assunzione di uno psicofarmaco a base di benzodiazepine. Ma i genitori del medico hanno sempre contestato questa ricostruzione, che avrebbe dei punti deboli. Nel polso sinistro della vittima furono trovati due fori di siringa, ma Manca era mancino, dunque se si fosse iniettato la droga da solo, lo avrebbe fatto nel braccio destro. Sulle siringhe trovate a terra poi non fu rinvenuta alcuna sua impronta: inspiegabile. 

I Manca sono pronti a riprendere la battaglia legale. L’intercettazione inedita potrebbe far scattare la riapertura delle indagini. Una richiesta in questo senso verrà depositata a Roma entro un mese dall’avvocato della famiglia, Fabio Repici. 

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