Euro debole, ecco gli effetti su export e turismo
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L’euro si rafforza lievemente e torna tecnicamente sopra la parità sul dollaro. Con un rialzo dello 0,67% la moneta unica viene scambiata a 1,001 sul biglietto verde. Lunedì 22 agosto invece la valuta europea era scesa sotto la parità con il dollaro.
La valuta europea “debole” porta con sé tutta una serie di conseguenze. La prima: si può esportare con più facilità i propri prodotti verso Paesi che acquistano, invece, con una moneta forte. Questo concorre a rendere più competitive le imprese europee, e quindi anche quelle italiane, al netto però dell’inflazione, la cui impennata rischia di annullare l’effetto del cambio. Nello specifico gli Stati Uniti sono il terzo mercato di destinazione dell’export italiano, per un valore di 61 miliardi di dollari. Settori trainanti, nel 2021, sono stati meccanica, moda, accessori e agroalimentare.
Importazione più costosa
L’altra faccia della medaglia è rappresentata da importazioni più costose, perché chi lo acquista lo fa con una moneta più debole. Questo vale per chi compra prodotti hi-tech realizzati negli Usa, ma anche per le imprese che utilizzano forniture statunitensi o comunque negoziate in dollari. I rincari energetici già ci sono stati. Ma certo il rafforzamento del dollaro sull’euro non aiuta, ad esempio, per l’acquisto di petrolio: la quotazione del barile è da sempre fatta con il “biglietto verde”. A questo si aggiunge il fatto che, per compensare le minori forniture di gas russo, l’Italia ha ad esempio previsto maggiori importazioni di gas liquido dagli Stati Uniti.
Più turisti in Italia
Per il turismo vale lo stesso discorso fatto per importazioni ed esportazioni. Saranno meno convenienti i viaggi e gli acquisti negli Stati Uniti ma, al contrario, visitare l’Italia e fare compere nel Bel Paese sarà più conveniente per i turisti americani. E questo, vista la forte ripresa dei flussi turistici e il sostegno che questi garantiscono a vari settori della nostra economia, può rappresentare un vantaggio.
Investimenti: dipende dal portafoglio
Per chi nell’eurozona ha investito in attività finanziarie denominate in dollari il rafforzamento del biglietto verde non è necessariamente una cattiva notizia. Ovviamente l’impatto dipende dal proprio portafoglio di investimenti e, soprattutto, dal momento di ingresso sul mercato. Per fare un esempio: chi ha convertito 1.000 euro in dollari un anno fa, quando il cambio era 1,18 dollari per 1 euro, ottenendo quindi 1.180 dollari, trarrà vantaggio oggi dalla conversione in euro perché, con l’attuale cambio alla pari, otterrà circa 1.180 euro.