Esecuzioni per strada con le mani legate, stupri e fosse comuni. Il grido di Zelensky: “Assassini, macellai”
4 Aprile 2022 – 07:35
Scene che si sperava di non dover più rivedere e che invece il conflitto in Ucraina sbatte in faccia al mondo, giorno dopo giorno sempre più violente
Scene che si sperava di non dover più rivedere e che invece il conflitto in Ucraina sbatte in faccia al mondo, giorno dopo giorno sempre più violente: civili disarmati giustiziati in mezzo alla strada, bambini usati come scudi umani, stupri, donne uccise e calpestate dai carri armati, fosse comuni. Ritirandosi da Kiev i russi si sono lasciati alle spalle ogni genere di atrocità.
Ci sono immagini e video terribili che documentano i massacri avvenuti a Bucha, a 30 chilometri dalla capitale, e nella vicina Irpin. Agghiaccianti i racconti del sindaco di Bucha, Anatoly Fedoruk, le testimonianze degli abitanti e delle truppe ucraine che hanno ripreso il controllo della zona. A Bucha i soldati hanno trovato abbandonati, in fila, su un’unica strada, la Yabluska, i cadaveri di almeno 20 uomini, alcuni con le mani legate dietro la schiena con degli stracci. Uccisi con colpo d’arma da fuoco sulla nuca, come un’esecuzione. Il sindaco ha denunciato che i civili sono stati trattati dai russi in modo disumano e la presenza di almeno 280 corpi in fosse comuni, «perché era impossibile seppellirli nei tre cimiteri della zona, tutti nel raggio di tiro dei soldati russi». Il capo dei soccorritori, Serhii Kaplychny, ha mostrato alla France Press un sito dove sono sepolte 57 persone. «Non erano militari, non avevano armi, non ponevano una minaccia. Quanti casi come questi ci sono nei territori occupati?», ha scritto il consigliere del presidente, Mykhailo Podolyak. In una delle fosse comuni, vicino a Motyzhyn, è stato trovato il cadavere di Oleksandr Sukhenko, ex calciatore del club Seagull Second League. Fino a ieri, ha fatto sapere l’ufficio della procura generale ucraina che indaga sui possibili crimini di guerra commessi dalla Russia, erano stati trovati 410 cadaveri nelle città alla periferia settentrionale di Kiev.
Davanti all’orrore dei civili uccisi il presidente Zelensky accusa Mosca di compiere «un genocidio» con l’obiettivo «di eliminare tutta la nazione». Commentando le foto degli ucraini giustiziati, il leader ucraino si rivolge alle madri dei soldati russi: «Guardate che bastardi avete cresciuto: assassini, saccheggiatori, macellai». E in un discorso alla nazione indica la leadership russa come «responsabile» delle torture a Bucha annunciando la creazione di «un meccanismo speciale» per indagare sui crimini di guerra. Nonostante Mosca neghi, le immagini – molte già verificate dai media internazionali – raccontano un’altra storia. L’Associated Press ne ha pubblicate alcune che mostrano cadaveri in abiti civili che sembrano essere stati uccisi a distanza ravvicinata, due con le mani legate e due avvolti nella plastica e buttati in una fossa. Alla Bbc il consigliere di Zelensky, Sergey Nikiforov, ha raccontato di cittadini colpiti da proiettili in testa, da dietro. Secondo un altro consigliere del presidente, Oleksiy Arestovych, ci sono anche notizie di avvenuti stupri. E l’ambasciatrice britannica in Ucraina, Melinda Simmons, ha accusato l’esercito russo di usare lo stupro come arma militare. Ci sono prove sufficienti, dice, per parlare di azioni deliberate e approvate dai militari, non di singoli crimini: «Le donne sono state violentate davanti ai loro figli, le ragazze davanti alle loro famiglie, come atto di riduzione in schiavitù». Anche Human Rights Watch ha documentato almeno una violenza sessuale ripetuta su una giovane che aveva trovato rifugio in una scuola nella regione di Kharkiv, oltre ad una serie di esecuzioni sommarie e violenze illecite contro i civili. L’organizzazione non governativa ha intervistato una donna che ha visto le truppe russe radunare cinque uomini e sparare a uno di loro alla nuca, uccidendolo.
Altre drammatiche testimonianze di chi ha vissuto i giorni dell’occupazione prima del ritiro delle truppe, vengono riportate dal Guardian: i soldati russi avrebbero usato i bambini come «scudi umani» sui mezzi per proteggere i loro spostamenti. Si narra di passeggini piazzati davanti ai carri armati nel villaggio di Novyi Bykiv, vicino a Chernihiv, a nord di Kiev, e di altri piccoli presi come ostaggi in una serie di punti caldi del conflitto in tutto il Paese per garantire che la gente del posto non fornisse le coordinate dei movimenti del nemico alle forze ucraine. Analoghe atrocità sarebbero state commesse ad Irpin, a pochi chilometri da Bucha. Il sindaco Alexander Markushin ha raccontato di donne e ragazze uccise e poi calpestate dai carri armati.