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“Embargo al petrolio russo”. L’Ue trova l’accordo per fermare lo Zar

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31 Maggio 2022 – 07:26




Approvato nella notte il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia. La decisione dell’Ue è storica ma il divieto d’importazione del petrolio russo riguarderà solo il greggio che arriva via mare














Il Consiglio europeo concorda che il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia riguarderà il greggio, nonchè i prodotti petroliferi, consegnati dalla Russia negli Stati membri, con un’eccezione temporanea per il greggio consegnato tramite oleodotto“. Da Bruxelles è arrivato il semaforo verde dell’Ue per il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia. Nella notte il Consiglio europeo ha concordato un embargo sul petrolio russo. La decisione è senza ombra di dubbio storica, ma per arrivare alla fumata bianca sono state necessarie importanti deroghe.

L’accordo sul petrolio russo

Il divieto d’importazione del petrolio russo riguarderà infatti solo il greggio che arriva via mare. Questo significa che restanno fuori dal bando l’oleodotto Druzhba, che rifornisce l’Ungheria ma anche Germania e Polonia, così come ha ottenuto una deroga di 18 mesi la Repubblica Ceca. Per tutti gli altri Paesi il divieto sarà in vigore entro fine 2022. E così mentre l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell, ha parlato di “decisione storica per paralizzare la macchina da guerra di Putin” e di unità, dall’altro lato il premier unghere Viktor Orban ha confermato l’esenzione dell’Ungheria dall’embargo europeo.

Il blocco permetterà all’Ue di tagliare di circa due terzi il petrolio importato dalla Russia. “Vieterà il 90% del greggio russo“, ha tuonato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. La percentuale, in teoria, sarà presto più alta visto che Bruxelles ha preso di parola Germania e Polonia, le quali hanno assicurato che entro l’anno faranno a meno del petrolio russo, anche di quello che arriva tramite l’oleodotto.

L’unica deroga riguarderà in sostanza Budapest, che però importa solo il 7% del totale europeo. Resta tuttavia da capire che cosa succederà qualora Berlino e Varsavia non dovessero, per mille motivi, rispettare la parola data. Diversi Paesi, tra i quali l’Italia, avevano espresso mille dubbi sul rischio che Germania e Polonia potessero sfruttare a loro vantaggio la deroga ottenuta dall’Ungheria. In ogni caso, sempre per soddisfare l’ennesima richiesta di Orban, il Consiglio ha stabilito che “in caso di interruzioni improvvise della fornitura, saranno introdotte misure di emergenza per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento“.

Le altre decisioni e e le richieste di Bruxelles

Il sesto pacchetto di sanzioni prevede anche l’esclusione dallo swift di Sberbank, la principale banca del Paese, e l’inserimento nella blacklist di nuove personalità russe, così come il bando tra nuovi emittenti. Nella loro riunione i leader hanno approvato anche il sostegno finanziario per fornire liquidità immediata all’Ucraina per un totale di nove miliardi di euro. Nelle conclusioni dei lavori, il Consiglio europeo ha quindi chiesto alla Russia di consentire immediatamente il ritorno in sicurezza “degli ucraini trasferiti con la forza in Russia“.

Bruxelles ha poi condannato “la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina“, esortando Mosca a fermare immediatamente “i suoi attacchi indiscriminati contro i civili e le infrastrutture civili” e a “ritirare immediatamente e incondizionatamente tutte le sue truppe e l’equipaggiamento militare dall’intero territorio dell’Ucraina entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti“.

L’Ue ha invitato il Cremlino a consentire l’accesso umanitario immediato e il passaggio sicuro di tutti i civili interessati e si è detta “ferma nel suo impegno ad aiutare l’Ucraina a esercitare il suo diritto intrinseco all’autodifesa contro l’aggressione russa e a costruire un futuro pacifico, democratico e prospero“. “La guerra è guerra, Vladimir Putin sta distruggendo il Donbass e l’Ucraina ha ancora bisogno di armi“, ha dichiarato Borrell. Piccola postilla: nelle conclusioni del vertice non si è fatta alcuna menzione di una tregua. Un segnale, questo, che ci porta dritti ad una conclusione ben precisa: la guerra potrebbe essere ancora lunga.




























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