Ecco il disco dei Creedence (e il film con Jeff Bridges…)




13 Settembre 2022 – 06:00




Esce “The Royal Albert Hall Concert” e il premio Oscar racconta questi maestri del rock in un documentario




Ecco il disco dei Creedence (e il film con Jeff Bridges...)









«Secondo un’opinione condivisa sono la più grande rock’n’roll band del mondo. Con loro lo spirito del rock non solo è vivo e vegeto ma sta scalciando come un mulo». Così, entusiasticamente, scriveva il Times del concerto dei Creedence Clearwater Revival alla prestigiosa Royal Albert Hall quel 14 aprile 1970, quando la band di John Fogerty aveva cinque singoli (del calibro di Proud Mary, definita da Bob Dylan la più bella canzone degli anni ’70 e l’impegnata Fortunate Son) e tre album in testa alle classifiche mondiali. I Creedence erano stati la band più pagata a Woodstock (10mila dollari) ma la mitica performance di quel giorno londinese li consacrò definitivamente re dell’Olimpo del rock.

Quel concerto, per anni mitizzato, esce ora come The Royal Albert Hall Concert in cd e vinile (prodotto dal pluripremiato Giles Martin) e dal documentario Travelin’ Band impreziosito dalla voce narrante del premio Oscar Jeff Bridges. Attenzione, anni fa uscì un album con lo stesso titolo, ma era una furbesca operazione commerciale che si riferiva ad un concerto tenuto a Oakland.

John Fogerty (compositore, voce e anima del gruppo) ancora attivissimo oggi (è sempre in concerto e ha inciso da poco Fogerty’s Factory, parodia del suo celebre album Cosmo’s Factory dove rilegge i classici dei Creedence con i figli) ebbe a dire della musica dei Creedence: «Da un lato abbiamo assimilato il r’n’r nero, che proveniva da Chicago e dalla Chess Records, per intenderci quello di Bo Diddley, Howlin Wolf, Muddy Waters. Dall’altro abbiamo assimilato il Sun Record Sound che era il r’n’r bianco di Carl Perkins, di Elvis Presley, fondendolo con le atmosfere più morbide di Johnny Cash. Metti insieme tutte queste cose e avrai il r’n’r dei Creedence».

Ma il vero miracolo di Fogerty è stato quello di inventare il suono del Bayou (le paludi della Louisiana) e lanciare il swamp rock. «Per fare un brano swamp – dice John – ci vuole una chitarra distorta, una ritmica decisa e parole chiave come Hoodoo Man o Cajun Queen». Tipica di questo stile è la potente Born On the Bayou, con cui i Creedence (e Fogerty ancora oggi) aprivano i loro spettacoli.

La prolificità compositiva di John gli permette di sfornare un album ogni quattro mesi circa (dischi come Green River, Willy and the Poor Boys, Cosmo’s Factory, Pendulum) il cui costo di produzione è di soli 2mila dollari mentre ciascuno di questi dischi renderà qualcosa come 15 milioni di dollari ciascuno. Fogerty avrà sempre un rapporto conflittuale con il denaro e la band avrà una causa lunghissima con Saul Zaentz, il loro scopritore e manager della casa discografica, accusato di avere fatto sparire somme molto ingenti.

Peccato che il potere assoluto di Fogerty abbia «stufato» il fratello Tom, ridotto a semplice chitarra ritmica, che alla fine del 1971 lasciò la band. In trio i Creedence pubblicarono l’album Mardi Gras ma poi dopo una tournèe, all’insegna del «Non è più come prima, non è più divertente» si sciolsero.

Fogerty sarà in pista già nel 1973 con l’album country Blue Ridge Rangers in cui suona da solo tutti gli strumenti, dal banjo al violino, e poi continuerà a scrivere grande musica con brani come Rockin All Over the World, ripreso spesso da Bruce Springsteen nei suoi concerti dal vivo. Il suo capolavoro post Creedence è certamente il pluripremiato Centerfield in cui non c’è una canzone fuori posto.

























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