Ecco come lo stabilimento Renault di Flins sta diventando un gioiello dell’economia circolare
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La fabbrica di Flins, coinvolta nella transizione ecologica, si sta di nuovo trasformando, puntando su riciclo, riuso e seconda vita di tutto ciò che può essere funzionale al mercato dell’auto e a ciò che lo circonda
di Massimiliano Zocchi pubblicata il 18 Luglio 2022, alle 18:29 nel canale Mercato
Renault
Per chi segue il mondo dell’elettrico da un po’, il nome della fabbrica di Flins non sarà certamente nuovo. Da queste linee di produzione francesi è sempre uscita la Renault Zoe, di cui proprio oggi vi raccontavamo il successo in Europa. Uno stabilimento dunque all’avanguardia, che alla fine del 2020 la casa d’oltralpe ha deciso di trasformare nuovamente, precisamente in quella che aveva chiamato una “Re-Factory“.
Il chiaro riferimento era all’economia circolare, spinta soprattutto dall’adozione dell’elettrico e dal cambiamento di certi paradigmi. Oggi siamo nel bel mezzo di questo cambiamento, ed i quattro pilastri della transizione sono nel pieno dell’attività a Flins: Re-Trofit, Re-Energy, Re-Cycle and Re-Start.
Con il Re-Trofit la casa francese ha creato un polo per il ricondizionamento delle auto usate, in special modo quelle che rientrano nei concessionari dalle formule buy-back, o anche nel caso delle vetture delle flotte e dei car sharing. Dove un componente si rivelasse non recuperabile è necessario però agire in altro modo. E qui si inserisce il Re-Energy, soprattutto quando si parla di batterie al litio.
Renault è stata una delle prime casa a credere nell’elettrico, e si trova dunque oggi con veicoli di prima generazione le cui batterie hanno superato i dieci anni di età, ed in alcuni casi non sono più adatte all’autotrazione. Come le batterie della Fluence ZE o del primo Kangoo ZE. Queste batterie a Flins vengono completamente smantellate, ed i singoli moduli vengono poi analizzati. Quelli che sono direttamente riutilizzabili vengono dirottati nei reparti dei progetti di recupero, ciò che invece è irrimediabilmente guasto o degradato viene girato a partner che recuperano le rare sostanze chimiche per produrre nuove batterie.
Uno dei progetti di recupero è quello del “Bettery“, gioco di parole scelto come nome di un generatore portatile, composto da diversi moduli recuperati, e utilizzabile in diversi contesti. La vita utile delle batterie viene così estesa.
Ma anche la fabbrica stessa può beneficiare di questa pratica, grazie a dei container usati come accumulo, sempre costruiti con batterie di seconda vita, o di prima vita riparate, che possono immagazzinare energia da fonti rinnovabili, e renderla utilizzabile in un secondo momento. Ci sono già in loco circa 15 MWh di capacità di accumulo grazie a questo progetto.
È un concetto simile, ma allargato a molte più parti, il Re-Cycle. Grazie a queste procedure Renault cerca di riciclare e recuperare quante più parti possibili, per abbassare l’impatto ambientale ed, ovviamente, anche i costi. Soprattutto tramite l’anello chiuso dei materiali e delle materie prime, l’esemplificazione di economia circolare, che accorcia la distanza tra produttore e utilizzatore, che in pratica qui coincidono.
L’ultimo punto, Re-Start, non impatta oggi in maniera diretta sulla produzione, ma lo farà forse domani. Sono diversi i progetti aperti a Flins, che vuole diventare un centro di eccellenza per innovazione e addestramento. Si studia dunque la produzione di oltre 24.000 parti tramite la stampa 3D, o si punta su un campus che ha già riaddestrato oltre 300 dipendenti, anche tramite collaborazione con partner esterni. Se non bastasse è stato aggiunto anche un reparto per la produzione di prototipi di veicoli commerciali leggeri.
Merita poi uno spazio a parte, sebbene parte della sezione Re-Energy, l’inclusione delle attività di Hyvia. Si tratta di una joint venture con Plug Power, con la quale Renault vuole sviluppare anche il settore della mobilità a idrogeno, in particolar modo a fuel-cell, o con veicoli misto batteria-idrogeno. Si punta ad un tipico van commerciale, un mini bus cittadino, e un cab furgonato. Ma l’ecosistema a idrogeno è utile solo se c’è il prezioso gas ed il rifornimento rapido, vero punto di forza. Entro fine anno arriverà quindi a Flins anche il primo impianto di idrolisi per un MW di potenza, alimentato solo da energia da fonti rinnovabili, per produrre idrogeno verde. Grazie alla produzione in loco potranno dunque essere subito testate le infrastrutture di rifornimento e le fuel-cell, simulando un reale utilizzo.