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Donald Trump si è rifiutato di rispondere nell’interrogatorio per l’indagine sulla Trump Organization a New York

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L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump si è rifiutato di rispondere all’interrogatorio relativo all’indagine sui possibili reati finanziari della sua azienda, la Trump Organization, per cui era stato convocato oggi nell’ufficio della procuratrice generale di New York Letitia James. Lo ha potuto fare in base al Quinto emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, che tra le altre cose garantisce che una persona non possa essere costretta ad auto-incriminarsi per un reato e quindi possa rimanere in silenzio durante un interrogatorio.

I rendiconti finanziari della Trump Organization sono al centro di due diverse indagini: una condotta dal procuratore del distretto di Manhattan, Cyrus Vance, e una condotta da James. La società di Trump è accusata di aver manipolato il valore delle sue proprietà e di altri beni per ottenere prestiti favorevoli e sgravi fiscali; i fatti in questione risalgono a un periodo precedente alla presidenza di Trump. L’ex presidente ha negato tutte le accuse e ha detto che l’indagine fa parte di una «caccia alle streghe» contro di lui.

L’indagine di James era cominciata nel 2019 e a breve sarà conclusa: la testimonianza di Trump era una delle ultime prove che la procuratrice voleva raccogliere. Una volta chiusa l’indagine, James dovrà decidere se avviare una causa civile contro Trump o la Trump Organization.

Le indagini di New York non sono legate alla perquisizione della casa di Trump in Florida da parte dell’FBI, avvenuta nella notte tra lunedì 8 e martedì 9 agosto. Non è stato comunicato cosa l’FBI stesse cercando nel corso della perquisizione ma, secondo quanto riferito ai giornali statunitensi da diverse fonti a conoscenza dei fatti, sembra che l’operazione avesse a che fare con alcuni documenti riservati che Trump aveva portato nella villa al termine del suo mandato presidenziale.

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