Dall’amministrazione di sostegno al danno esistenziale, una vita dalla parte dei fragili

La recensione

In libreria “Il mondo di Paolo Cendon” (AA. VV., Santelli Editore). Il grande giurista della responsibilità civile si racconta e viene raccontato

di Emilia Patta

2 giugno 2022

4′ di lettura

«È fragile la madre minorenne che deve affrontare per il figlio la procedura della successione del compagno… È fragile chi ha subito un Tso (trattamento sanitario obbligatorio) tanti anni fa, quando era ragazzo, e ora vive nel terrore che gli capiti ancora, chiedendo al notaio un “documento ufficiale” che lo preservi dall’essere nuovamente sottoposto a terapia elettroconvulsivante… È fragile la persona anziana non del tutto presente a se stessa, trascinata davanti al notaio dalla sorella per vendere la casa in cui abita… È fragile il ragazzo asperger plurilaureato e geniale che vorrebbe donare un immobile ma che non sa dare valore al denaro e spende tutto quello che ha in ciabatte di gomma… È fragile la persona molto famosa, avanti con l’età, che il figlio più volte tenta (e alla fine ottiene) di incapacitare al solo evidente fine di preservare il patrimonio in vista della successione ereditaria.

Ognuno di noi può essere fragile in un certo momento della vita, per problemi legati a una patologia, a una dipendenza, a un lutto, a un amore finito male, alla perdita del lavoro o della sicurezza economica, alla sottoposizione a violenze psicologiche, all’emarginazione sociale, all’età. Il viaggio della vita è pieno di cicatrici».

La cura della fragilità: l’innovazione del danno esistenziale

Cura e fragilità. Cura della fragilità. Attenzione. Ascolto dei bisogni con un’idea di «diritto dal basso» che sia capace di scendere nel vissuto della vittima, nell’esperienza quotidiana, nella rete di relazioni e occupazioni al fine di cogliere in concreto le ripercussioni di un danno subito. È questo il file rouge della vita e dell’opera di Paolo Cendon, uno dei pochi grandi specialisti italiani di responsabilità civile. Il libro “Il mondo di Paolo Cendon” edito da Santelli (AA.VV., Santelli Editore, 2022, pp. 332, € 15,99), scritto a più voci, dipana via via sotto gli occhi del lettore questo file rouge e fa emergere il profilo giuridico, umano e anche letterario del giurista (almeno due i romanzi da segnalare, che prendono spunto da casi veri: “L’orco in canonica” e “Storia di Ina”).

Ed ecco il Cendon della rivoluzione del danno non patrimoniale, prima con il riconoscimento del danno psichico come compromissione dell’integrità mentale (la relazione esistente tra la lesione della salute mentale e la responsabilità civile è oggetto dell’innovativa opera “Il prezzo della follia” già nel 1984), poi con il danno esistenziale. Una inedita categoria di pregiudizio per un nuovo modello risarcitorio: «Un pregiudizio di natura non meramente interiore, ma oggettivamente accertabile, provocato sul fare areddituale del soggetto, che alteri le sue abitudini di vita e gli assetti relazionali che gli sono propri con una modificazione negativa della sua esistenza». Si parla di casi come la lesione della vita o della salute di un congiunto, una nascita indesiderata, la morte dell’animale d’affezione, la lesione dei vari diritti della personalità.

La cura della fragilità: la rivoluzione copernicana dell’amministrazione di sostegno

Ma soprattutto ecco il Cendon “rivoluzionario copernicano del diritto” che ha saputo scardinare il vecchio impianto giuridico, facendo “danzare gli ingranaggi”, per porvi al centro la persona umana con i suoi bisogni e la sua quotidianità. La rivoluzione copernicana si chiama amministrazione di sostegno, nuovo istituto dei fragili di cui Cendon è “padre e madre” nato dopo la legge Basaglia che nel 1978 ha determinato la chiusura dei manicomi. Una battaglia lunghissima: più di quindici anni trascorrono dalla redazione del primo progetto di riforma del sistema di protezione degli “incapaci” all’approvazione della legge 9 gennaio 2004 n.6 che istituisce appunto l’amministrazione di sostegno.

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