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Crisi energetica, il ministro tedesco Lindner alla carica sul fracking: “Si riveda il divieto di estrazione del gas per fratturazione idraulica”

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Il Ministro delle finanze tedesco Christian Lindner (FDP) in un’intervista alla televisione pubblica ARD è tornato a chiedere il prolungamento dell’allacciamento dei reattori nucleari. “Consiglio di non essere schizzinosi. Ciò che è fattibile dev’essere fatto: tutte le centrali a carbone in riserva devono essere allacciate in rete, le capacità dell’energia nucleare in Germania assicurata fino al 2024, ed anche accessibili i giacimenti domestici di petrolio e gas nel Mare del Nord e sulla terraferma”.

Lindner si è così spinto nuovamente a dirsi favorevole anche alla fratturazione idraulica del gas di scisto, il fracking, che in Germania, terra ricca riserve di gas sotterranee, è vietata dal 2017. I liberali tedeschi ne chiedono la riammissione fin da giugno. “Dove è responsabile. Non dovunque, ma dove non c’è rischio per le sorgenti di acqua potabile, dove non ci sia rischio geologico, dev’essere possibile”, ha dichiarato Lindner.

Anche il direttore dell’Istituto di economia tedesca (IW) di Colonia, Michael Hüther, in maggio aveva chiesto di rivedere il divieto di utilizzare il fracking. I pregiudizi contro la tecnologia sono “moralmente inconsistenti”, visto che non sorgono problemi all’importazione di gas liquido da altri Paesi, aveva osservato. E in agosto il governatore bavarese Markus Söder (CSU) aveva scosso le acque spronando ad estrarre il gas in Bassa Sassonia con il fracking del futuro “utilizzando gli esplosivi più moderni in modo controllato”, provocando nel collega del Land interessato Stephan Weil (SPD) la reazione stizzita “ma è mai possibile?” e l’invito a sviluppare finalmente l’eolico in Baviera. Il ministro dell’Economia Robert Habeck (Verdi) sinora ha respinto le richieste “il dibattito sul fracking non ci serve in questo momento a nulla”, aveva dichiarato ancora a giugno, “rendere accessibili i giacimenti richiede anni, se lo si volesse mai fare”.

La tecnica del fracking comporta l’immissione di una miscela di sabbia, acqua e sostanze chimiche ad alta pressione nello stato roccioso del sottosuolo per portarne il gas in superficie. La legge approvata dalle due camere parlamentari tedesche nel giugno e luglio 2016 distingueva tra fracking convenzionale e non convenzionale, vietando il secondo, salvo che per quattro perforazioni a fini scientifici. Questo è impiegato ogni qualvolta il gas od il petrolio non risultano solo inseriti in uno strato di roccia, bensì sono legati alla stessa, e quindi non sono più in forma liquida o gassosa. Per estrarli sono necessari una pressione molto elevata e ampie quantità di liquido con sostanze chimiche molto tossiche.

Nel fracking convenzionale invece i combustibili fossili possono essere raggiunti in modo relativamente facile con meno pressione e solventi chimici pericolosi. Il metodo era usato in Germania fin dagli anni Sessanta, spesso in concomitanza con le perforazioni tradizionali quando al diminuire delle quantità estratte serviva per favorire l’ascesa del combustibile rimasto. La legge del 2016 non lo ha vietato ma lo ha sottoposto a rigide restrizioni, escludendolo in tutte le aree in cui ci sono fonti di acqua potabile. In pratica un divieto assoluto a fronte dei rischi di innescare terremoti e contaminare la falda.

La Germania si sta attrezzando oggi ad importare direttamente gas liquido dall’estero (GNL)con quattro terminal propri, ma non ha ancora rinunciato al divieto all’estrazione sul suo territorio, anche se all’atto della sua introduzione era stato previsto potesse essere ridiscusso nel 2021 in base ad analisi scientifiche degli eventuali progressi fatti dalla tecnica di frantumazione.

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