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Cremonini, “Io dal pianissimo al fortissimo”

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“La cosa più bella della vita è andare dal pianissimo al fortissimo. La mia storia è questa e la racconto sul palco”. Quello che riparte dagli stadi è un Cesare Cremonini che si riprende gli spazi, grandi, per riempirli con l’arte, fatta di canzoni. La regola è portare in scena il mondo che cambia e cambia insieme a Cesare. Il campo da gioco è invece il tour, pensato per le grandi arene, con una produzione che punta a durare nel tempo, nelle diverse vesti che potrebbe prendere una volta terminati gli stadi e verso il 2023 “Questo è un progetto artistico – ha spiegato Cremonini – che spero possa avere vita lunga. Quella che viviamo è una realtà ormai così digitalizzata che, a un certo punto, molte cose vengono cestinate per ‘liberare spazio’. L’esperienza dei live è invece ancora reale, vera, pericolosa ed eccitante al tempo stesso. Non sono più i numeri che indicano il potenziale successo nel tempo. I 98mila di Vasco a Imola furono epocali. Oggi puoi fare il doppio ma senza entrare nella storia. Forse io sarei scomparso senza progetti con una scintilla dentro”. Sul palco con Cremonini una band al gran completo con il fido Nicola ‘Ballo’ Balestri al basso a Gary Novak alla batteria, passando per Bruno Zucchetti alle tastiere, Alessandro De Crescenzo alle chitarre e Davide Rossi al violino. Ai suoni ci pensa Antony King, già fonico dei Depeche Mode. Lo show è un racconto di vent’anni di carriera e di vita, da ‘La Ragazza del Futuro’ fino a ‘Un giorno migliore’, passando da ‘Il comico’, ‘Qualcosa di grande’ introdotta in acustico con chitarra alla mano, ‘Greygoose’, ‘Ciao’ tra fuoco e fiamme sul pianoforte, ‘La nuova stella di Broadway’, una struggente ‘Moonwalk’ e tutte le altre tra passato e presente. Il piano, il forte e il fortissimo alla maniera di Cremonini. “Dopo i Lunapop – ha spiegato – la mia carriera solista dal vivo è iniziata con i concerti gratuiti in piazza, dove il camerino era il negozio del barbiere. Credevo in quello che facevo e volevo arrivare al maggior numero possibile di persone. Poi sono arrivati i palasport e i teatri. Qualcuno mi disse che non potevo arrivare a fare gli stadi ma io sul braccio ho tatuato Freddie Mercury, volevo fare il performer. Non esiste un X Factor per imparare a stare sul palco. E’ qualcosa che o ce l’hai, oppure no”. In scaletta, come spartiacque tra un blocco e l’altro del live, c’è anche un duetto, virtuale, con Lucio Dalla, sulle note di ‘Stella di Mare’. “E’ una canzone d’amore che sembra davvero una canzone d’amore – ha spiegato Cremonini – a differenza di altre di Dalla, sempre misteriose attorno al tema. Ho chiesto alla Fondazione Dalla e alla Sony di estrarre la voce originale della canzone dai master, custoditi pare in una foresta in Germania. Dalla registrazione si sentono suoni che nei dischi non ci sono. Avevo quest’idea pazza di duettare con lui e riportarlo dove deve essere, in un grande concerto. La voce di Lucio è così potente da sembrare viva”. Uno show con un filo narrativo dedicato agli oltre vent’anni di carriera. “Voglio cambiare il modo di suonare negli stadi – ha spiegato – un po’ com’è cambiato il mio modo di fare album: in autonomia finchè si può, anche rischiando di sbagliare. Ogni artista ha un compito che va al di là delle sue mire personali e della convenienza. Essere performer per come lo intendo io è anche portare progetti artistici più ‘teatrali’ negli stadi”. Il ‘Cremonini Stadi 2022’, dopo Milano farà rotta verso Torino, Padova, Firenze, Bari, Roma, per chiudere all’Autodromo di Imola, patria di musica e motori, il 2 luglio.



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