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Covid, Pechino nel panico per un «piano quinquennale» di restrizioni (poi misteriosamente svanito)

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In Cina l’annuncio, dato per errore, crea caos e ansia. Ma il capo del Partito nella capitale promette che «i controlli preventivi contro la pandemia proseguiranno senza soste». E i cittadini, consci dell’impossibilità di avere contagi zero con le nuove varianti, sognano la fuga dal Paese

Quanto può resistere ancora la Cina sulla
linea Zero Covid
?

I cinesi sono abituati ai piani quinquennali, ma quello per difendere nel lungo periodo Pechino, annunciato (e poi smentito) dalla stampa della capitale ha creato sconcerto e sconforto tra i venti milioni di abitanti.

Attualmente i pechinesi stanno uscendo da settimane di allarme e restrizioni causate da un focolaio scoppiato un mese fa in un bar di Sanlitun, quartiere della movida: ieri non sono stati rilevati contagi, le scuole sono state riaperte, ma i cittadini sono tenuti a sottoporsi a
tampone ogni 72 ore per poter andare al lavoro, prendere i mezzi pubblici, entrare nei negozi.

Una vita sospesa in attesa del prossimo scoppio di casi: ne bastano poche decine per far chiudere le persone in casa o inviarle in isolamento in centri di accoglienza sanitaria poco raccomandabili.

In questo clima di ansia è arrivato il piano presentato dal capo del Partito della capitale, Cai Qi, personaggio di grande peso e serietà, anche membro del Politburo comunista. «Pechino renderà norma i controlli preventivi contro la pandemia, risolutamente e senza soste; spezzeremo ogni catena di trasmissione del coronavirus; imporremo controlli stretti in entrata e in uscita dalla città, innalzando una barriera», ha annunciato l’alto dirigente. Già questo progetto suona allarmante.

Ma il «Beijing News», quotidiano statale, nella sua cronaca ha aggiunto che la «normalizzazione preventiva della situazione sanitaria si attuerà per cinque anni».

Altri cinque anni di Tolleranza Zero per i contagi?

In Cina questa linea difensiva per la popolazione delle città significa tamponi continui (ogni 72 ore quando la situazione è tranquilla, ma ogni giorno quando c’è un focolaio) e poi quarantene (non fiduciarie come da noi)
per i positivi e i loro contatti e lockdown fino a quando non si rileva più nemmeno un contagio.

All’idea di un piano quinquennale contro il coronavirus, Pechino è entrata in fibrillazione, i social network hanno cominciato a ribollire di ansia e frustrazione: si è aperto un dibattito intorno alla paura che le restrizioni in nome dello Zero Covid (reso impossibile dalle varianti del virus, sempre più contagiose come abbiamo rilevato in Europa) risultino senza fine.

«Durerà per sempre», «Impazziremo tutti», «L’unica soluzione è andarsene dalla Cina» ha cominciato a commentare il popolo del web.

Grande dibattito intorno all’hashtag #Runxue, parola nuova che significa «studiare come fuggire» o «filosofia della fuga».

Nelle ultime settimane milioni di cinesi hanno cercato online le procedure di emigrazione: non partiranno in massa, ma trovano conforto psicologico in questo nuovo sogno virtuale della Runxue.

E il «piano quinquennale»? Dopo un po’, «Beijing News» ha cancellato il riferimento ai cinque anni, senza dare spiegazioni.

Potrebbe essere stato un errore di un redattore, tradito dall’abitudine delle autorità di presentare raffiche di «piani quinquennali». O potrebbe essere stato un ripensamento immediato delle autorità, vista la confusione e lo psicodramma creati dalla dichiarazione.

Di sicuro, con queste varianti sempre più contagiose, né Pechino né le altre città della Cina eviteranno altri lockdown, più o meno diffusi e lunghi.

Ieri, forse per galvanizzare la popolazione stressata, sono state date buone notizie. Il governo ha annunciato che la quarantena per chi arriva in Cina dall’estero sarà ridotta a 7 giorni di osservazione sanitaria in un Covid Hotel, seguita se tutto va bene da altri tre giorni di clausura nel proprio domicilio. Fino ad ora il periodo di osservazione stretta arrivava a 21 giorni. E il Partito ha dichiarato vittoria anche sulla nuova ondata di primavera: Pechino e Shanghai hanno trascorso il primo giorno senza contagi, in quattro mesi. Da quando cioè, a marzo, la variante Omicron ha messo la politica Zero Covid del governo di fronte a una contagiosità mai vista prima.

In Occidente è stata accettata da tempo la linea della convivenza con un certo numero di infezioni, se queste non minacciano di mandare in crisi gli ospedali.

In Cina, il sistema sanitario è molto più debole e le autorità temono che se i contagi aumentassero nelle stesse percentuali dell’Europa, la sanità crollerebbe e i morti si conterebbero a centinaia di migliaia.

Ecco perché Shanghai ha attuato un lockdown di oltre ottanta giorni

e in decine di città centinaia fi milioni di cittadini in primavera sono stati confinati in casa, o costretti a dormire in uffici e fabbriche per non fermare del tutto la produzione.

L’economia della Cina però è entrata in sofferenza, tanto che gli analisti prevedono un Pil piatto nel secondo trimestre di questo 2022.

28 giugno 2022 (modifica il 28 giugno 2022 | 22:43)

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