Covid: l’Oms critica la Cina, Pechino fa scattare la censura. Cosa c’è dietro lo scontro

Pechino, 11 maggio 2022 – La Cina tira dritto sulla ‘tolleranza zero’ al Covid e risponde secca all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che ieri aveva criticato questa linea di condotta. Anzi immediata fa scattare anche la censura nei confronti del direttore Tedros Adhanom: rimossi i suoi commenti da Weibo, la principale piattaforma social del Paese, impedita la condivisione del suo messaggio da WeChat, la app di messaggistica e servizi più utilizzata. 

Le critiche dell’Oms

A innescare lo scontro sono state le parole dei vertici dell’Oms. “Quando si parla di strategia zero Covid, non pensiamo che sia sostenibile, considerando il comportamento del virus in questo momento e quello che ci aspettiamo in futuro, è molto importante passare a una strategia diversa”, ha detto Adhanom in conferenza stampa. Per un certo periodo questa strategia ha consentito alla Cina di registrare un numero molto ridotto di morti rispetto alla sua popolazione, ha aggiunto Michael Ryan, direttore per le Emergenze, e di fronte all’aumento del bilancio delle vittime da febbraio-marzo è logico che il governo reagisca, “ma tutte queste azioni, come abbiamo ripetuto dall’inizio, devono essere intraprese nel rispetto delle persone e dei diritti umani”. Ryan ha chiesto “politiche dinamiche, adattabili e flessibili”, perché la mancanza di adattabilità ha dimostrato durante questa pandemia che può causare “molti danni”

La replica di Pechino

Immediata la replica di Pechino, che ha invitato il direttore dell’Oms  dall’astenersi dal fare “dichiarazioni irresponsabili”. L’azione della Cina contro il Covid-19, ha commentato il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian, “evolve in base alla situazione e tiene il ritmo dei cambiamenti. Si differenzia chiaramente da altri Paesi che sostengono l’immunità di gregge e le politiche rilassate”. La Cina auspica che le persone in questione guardino alle sue politiche contro la pandemia “in modo obiettivo e razionale” ed evitino “dichiarazioni irresponsabili”, ha aggiunto Zhao nel briefing quotidiano. 

La Cina e il lockdown

La linea dura perseguita da Pechino contro l’ultima ondata di contagi legata alla variante Omicron ha innescato forti proteste a Shanghai per la gestione del prolungato lockdown a cui l’hub finaizario cinese è sottoposto da oltre un mese, mentre anche la capitale cinese sta lottando per scongiurare blocchi draconiani, malgrado le misurre adottate progressivamente dai funzionari locali facciano presagire lo scenario peggiore. Oggi, ad esempio, è stata decisa la chiusura al pubblico della Città Proibita fino a “nuova comunicazione”. La scorsa settimana la leadership del Pcc aveva ribadito la “piena validità” delle sue politiche.

“Contagi zero o 1,55 milioni di morti”

Secondo i risultati di uno studio di modellizzazione pubblicato su Nature Medicine, la Cina potrebbe vedere un’ondata di Omicron con circa 1,55 milioni di morti e una domanda per le unita’ di terapia intensiva (ICU) fino a 15,6 volte la capacità esistente, se la sua attuale strategia zero-Covid venisse revocata. 

La strategia cinese, che mira a tagliare le catene di trasmissione e porre rapidamente fine alle epidemie, è in atto da agosto 2021 per rispondere alle varianti SARS-CoV-2 con livelli di trasmissibilità più elevati (come Delta e Omicron). Tuttavia, come detto, la tenuta di questa condotta sta evidenziando sempre più problemi sia politici che economici.

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