Covid, come è cambiata la letalità. Iss: in Italia popolazione più anziana
ServizioPandemia
Il tasso è sceso dal 19,6% di inizio pandemia allo 0,1% di giugno 2022
30 agosto 2022
2′ di lettura
In quale misura il Covid causi la morte delle persone è una delle questioni più dibattute (e oggettivamente complesse) dagli esperti. Da poco l’Istituto superiore di sanità ha provato a fare il punto sulla base dei dati disponibili misurando quanto il tasso di letalità sia sceso dall’inizio pandemia sino a oggi. Nel mese di giugno di quest’anno l’indicatore che permette di quantificarlo – cioè il Case fatality rate (Cfr), relativo ai decessi sulla popolazione dei casi diagnosticati e notificati – mostra il punto di arrivo di questo trend discendente.
Dal 19,6% allo 0,2%
Il Cfr grezzo è passato dal 19,6% rilevato all’inizio della pandemia allo 0,1% a giugno 2022, scrive l’Iss nel Report settimanale esteso sulla sorveglianza epidemiologica di SARS-CoV-2 in Italia. Nell’ultimo aggiornamento di questo rapporto si spiega che a gennaio 2021 il Cfr grezzo «risultava pari a 2,4%, mentre a gennaio 2022 risultava pari a 0,2%. Lo stesso andamento decrescente si è osservato in corrispondenza sia del Cfr standardizzato rispetto alla popolazione europea che rispetto alla popolazione italiana», spiega l’Iss.
La struttura per età della popolazione italiana
Gli alti valori osservati nella prima fase pandemica «sono verosimilmente anche dovuti alla ridotta capacità diagnostica. Come è ormai ben noto, il numero medio giornaliero di tamponi effettuati è passato da 3.110 a febbraio 2020 a 175.970 ad agosto 2022 (con valore massimo pari a 983.681 tamponi medi giornalieri nel mese di gennaio 2022)». L’Iss osserva però anche che i valori del Cfr standardizzato usando come riferimento «la popolazione europea, mediamente più giovane della popolazione italiana, risultano sempre più bassi rispetto ai valori del Cfr standardizzato che ha come riferimento la popolazione italiana». In altre parole, il tasso di letalità calcolato a livello europeo risulta più basso del dato riferito alla popolazione italiana. «Questo – conclude l’Iss – suggerisce che le differenze con gli altri Paesi europei, in termini di letalità, siano in parte dovute alla struttura per età della popolazione italiana, relativamente più anziana».
Ciccozzi: pesa il modo in cui si conteggiano i decessi
«Può sembrare che in Italia ci sia un eccesso di mortalità rispetto agli altri Paesi europei ma analizzando bene i dati per stesso periodo di tempo e standardizzandoli per popolazione si vede che l’Italia non va certo peggio di altri anzi a volte va meglio», chiarisce Massimo Ciccozzi, ordinario di statistica medica ed epidemiologia molecolare all’Università Campus Bio-Medico di Roma. Un peso importante è il modo in cui si conteggiano i decessi. «Le regole di registrazione possono anche essere state standardizzate, sono uguali per tutti. Ma purtroppo il modo in cui si registrano i decessi non sono uguali per tutti i medici. Se nelle tante cause di decessi magari per incidente stradale o altro nel certificato di morte c’è Covid, questa viene recuperata come una morte Covid, a meno a che il medico non specifichi la vera causa di decesso nonostante avesse il Covid». Probabilmente, secondo Ciccozzi, «è questa diversa precisazione nel registrare la causa principale che e diversa varia da Paese a Paese che può spiegare una differenza anche del 20% o forse più».