Così Las Vegas ha dimezzato il consumo di acqua
Non solo movida e gioco d‘azzardo. Las Vegas, spesso additata come una caricatura del consumismo estremo, ha quasi dimezzato i consumi d‘acqua pro capite dal 2002 ad oggi e propone un modello sostenibile di contenimento dei consumi idrici pronto. Doti importanti in una situazione sempre più critica: l‘amministrazione Biden ha infatti annunciato che la carenza d‘acqua nel fiume Colorado ha superato per la prima volta una soglia che richiederà tagli idrici senza precedenti in Arizona, Nevada e altri stati americani del sudovest, nonché il Messico.
Il fiume Colorado
Il fiume Colorado è l‘arteria vitale degli Stati Uniti occidentali: si estende per circa 2.330 chilometri, passando per le Montagne Rocciose fino al Mare di Cortez, serve 40 milioni di persone in sette Stati degli Usa, 30 tribù riconosciute a livello federale in Messico, e irriga 5 milioni di acri di terreno agricolo. In questi giorni sta registrando la peggiore siccità degli ultimi 110 anni, a causa del cambiamento climatico e anche della minore nevicata nelle Montagne Rocciose, dove ha origine questo torrente. La Las Vegas Valley riceve circa il 90 percento della sua acqua dal più grande bacino idrico della nazione: il lago Mead, sul fiume Colorado. Nell‘insieme, nel territorio americano dal 1980 ad oggi l‘uso di acqua è sceso del 25%, anche grazie alle idee dell‘amministrazione della “Sin City”.
Gran parte dell‘acqua utilizzata dalla città viene infatti trattata e reimmessa nel lago. “Per avere la reputazione di città dell‘eccesso, siamo in realtà una delle città più efficienti dal punto di vista idrico al mondo”, ha affermato John Entsminger, direttore generale della Southern Nevada Water Authority. “Tutta l‘acqua che usiamo all‘interno della città viene riciclata. Anche se passa da uno scarico, la ripuliamo e la reinseriamo nel lago Mead. Potresti letteralmente lasciare ogni rubinetto, ogni doccia in funzione in ogni stanza d‘albergo e non consumeresti acqua”, spiega Entsminger. Sono 54 le stazioni di pompaggio che collegano Las Vegas al bacino idrico sul fiume Colorado.
La legge sui prati
Poi c‘è la legge firmata a giugno del 2021 dal governatore Steve Sisolak, che vieta l‘erba nei nuovi cortili e la limita nei vecchi, paga i residenti per eliminare il proprio giardino, impone rigidi orari e limiti di irrigazione. La legge – che risparmia soltanto i parchi pubblici, i campi da golf e i giardini delle villette monofamiliari, i cui proprietari possono ricevere tuttavia incentivi, anche 30 dollari al metro quadro, per sostituire i prati con rocce e piante desertiche – mette al bando circa il quaranta per cento di tutti i prati di Las Vegas. Eliminando circa 21 chilometri quadrati di manti erbosi, la città dovrebbe ridurre del 15 per cento il consumo annuo d‘acqua, risparmiando circa 53 litri a persona al giorno in un‘area con 2,3 milioni di abitanti. Ed entro il 2027 è prevista la rimozione di tutti gli spazi verdi superflui: quelli nelle rotonde, negli uffici, nei condomini. E l‘autorità idrica ha affermato che vietare l‘erba non funzionale farà risparmiare 9,5 miliardi di galloni d‘acqua, che è quasi il 10% dell‘approvvigionamento idrico totale del Nevada meridionale. “Las Vegas è il primo e purtroppo unico modello di insediamento urbano – tra le città del bacino del fiume Colorado – che tenta di conservare l‘acqua”, ha affermato John Fleck, direttore del programma Water Resources dell‘Università del New Mexico.
Senza contare la ripartizione che penalizza lo Stato americano. Ogni anno gli Stati Uniti consegnano al Messico circa 2.000 milioni di metri cubi d‘acqua dal Colorado, sulla base di accordi stipulati con un trattato bilaterale firmato nel 1944, mentre gli Stati ricevevano la propria quota in base alla popolazione: e così dagli anni Trenta la California ottiene oltre cinque miliardi di metri cubi d‘acqua all‘anno, mentre al Nevada, che nel 1940 aveva appena 110 mila abitanti – oggi supera i 3 milioni e accoglie milioni di turisti all‘anno – ed era lo Stato meno popolato dell‘Unione, ne spettano soltanto 370 milioni. Per quasi un secolo quindi la quota d‘acqua è rimasta invariata, e adesso, causa siccità del fiume Colorado, il Nevada perderà 26 milioni di metri cubi della sua fornitura annua, il 7 per cento del totale.
I controlli
Ma come si può controllare che tutte le norme vengano rispettate? Impiegando una squadra di 50 investigatori destinati al controllo dell‘acqua casa per casa, casinò per casinò (dove a essere presi di mira sono i sistemi di condizionamento). Le multe partono da 80 dollari e arrivano a quasi 1.300: vengono sanzionati perdite anche minime o infrazioni ai regolamenti: è vietato innaffiare giardini e piante fra le 11 e le 19, oltre che la domenica, poi il getto non deve superare i limiti della proprietà e gli irrigatori non devono sgocciolare formando pozzanghere che, nel caldo estivo di Las Vegas, evaporano in meno di cinque minuti. C‘è un primo avvertimento, in caso di una perdita, e poi arriva una multa di 80 dollari, che raddoppia a ogni infrazione successiva.
Quanto ai casinò, Anthony Williams, vicepresidente senior di Mgm Resorts, ha affermato che le famose fontane del Bellagio Hotel utilizzano l‘acqua di un pozzo privato, non il fiume Colorado. La stessa società Mgm ha affermato che, nel complesso, ha ridotto del 30% il consumo di acqua nelle sue varie proprietà di Las Vegas negli ultimi tre anni.