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Cos’è un “gender reveal party”

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Da mercoledì sera online sta girando molto un video che mostra il calciatore della Lazio Mattia Zaccagni e la fidanzata, l’influencer Chiara Nasti, che festeggiano insieme ad amici e parenti lo svelamento del sesso del figlio che nascerà loro tra qualche mese. Per farlo, i due hanno affittato lo stadio Olimpico di Roma e hanno fatto allestire una scenografia spettacolare e piuttosto pacchiana: nel video si vede che, dopo un momento di suspense, Zaccagni tira una palla in porta scatenando un’esplosione di coriandoli azzurri e le urla e i festeggiamenti della piccola folla di presenti.

Sui social network la scelta di Nasti e Zaccagni è finita al centro di una polemica per lo sfarzo considerato da molti eccessivo, ma il loro è solo uno dei tanti video che si trovano online che mostrano come queste cerimonie siano diventate una specie di format. E maggiore è lo spettacolo, meglio è.

Le feste in cui si annuncia il sesso del nascituro, in inglese “gender reveal parties, hanno cominciato a diffondersi negli Stati Uniti nei primi anni Duemila, ma di recente si sono diffuse molto anche in Italia (l’ultimo video diventato virale è stato questo, la scorsa estate) e altri paesi. Recentemente, questa pratica è stata molto criticata: da un lato perché il bisogno di creare effetti speciali e spettacoli impressionanti da condividere online ha portato a epiloghi anche molto tragici, dall’altro perché rinforza alcuni stereotipi sul binarismo di genere che sono da molti considerati dannosi e superati.

Solitamente i gender reveal party si svolgono così: anziché farsi dire il sesso del bambino al momento dell’ecografia, la coppia chiede al medico di scrivere il sesso su un biglietto e metterlo in una busta chiusa. Durante le feste meno pretenziose, la coppia apre direttamente la busta e annuncia se avrà una femmina o un maschio. Altrimenti, nel caso di eventi più strutturati, la busta viene data all’organizzatore o agli organizzatori perché possano allestire il momento dello svelamento, che si basa quasi sempre sulla convenzione – piuttosto recente e da molti considerata già obsoleta – per cui rosa vuol dire femmina e azzurro vuol dire maschio.

– Leggi anche: Breve storia del colore rosa

Un momento di svelamento molto classico è quello che viene fatto col taglio della torta: il biglietto chiuso viene dato a una pasticceria che userà del colorante azzurro o rosa per il ripieno del dolce. In questo modo, solo vedendo la torta non si può sapere il sesso, ma poi al momento del taglio tutti i presenti lo capiscono istantaneamente. In altri casi, come in quello di Zaccagni e Nasti, l’evento che viene inscenato è una piccola esplosione di polvere, coriandoli o fumo colorati.

La prima a fare un gender reveal party e a condividere le immagini online fu Jenna Karvunidis, una blogger californiana. Quando era incinta della sua prima figlia, nel 2008, Karvunidis decise di festeggiare l’avanzamento della propria gravidanza (dopo una serie di aborti spontanei) rivelando il sesso del feto ad amici e parenti con una torta col ripieno rosa. Pubblicò un post sul suo blog in cui lo raccontava, fu ripresa da alcuni siti e da lì in poi moltissimi cominciarono a copiare la sua idea. La diffusione dell’uso di YouTube e dei social network in generale ha esasperato manualmente questa tendenza, spingendo molti a progettare queste feste proprio in funzione della divulgazione online.

Più di dieci anni e altri due figli dopo quel post, nel 2019, Karvunidis disse in un’intervista al Guardian di essersi pentito di aver portato qualcosa di così brutto nel mondo.

Karvunidis faceva riferimento in particolare a una serie di incidenti pericolosi accaduti negli anni precedenti durante feste di rivelazione del sesso a causa dell’uso improprio e poco sicuro di effetti speciali pirotecnici. Quello che è stato forse il gender reveal party più disastroso della storia risale al 2018: in Arizona un uomo sparò a un bersaglio con un fucile che conteneva una sostanza esplosiva e una polvere colorata, ma poi per un calcolo errato provocò un incendio che bruciò 47mila acri (quasi 200 chilometri quadrati) e causò 8 milioni di dollari di danni. Nel 2020 un altro incendio nato in modo simile – noto come incendio di El Dorado – ha distrutto centinaia di acri vicino a Los Angeles.

Solo l’anno scorso, un’esplosione ha causato danni a molti edifici e inquinato l’acqua di un’ampia zona della Florida, un’altra in Michigan ha ucciso un uomo colpendolo con schegge di metallo e in Messico un aereo è precipitato dopo aver rilasciato del fumo rosa: il pilota e il copilota sono morti. E andando indietro con gli anni se ne contano molti altri.

Naturalmente questi episodi non sono rappresentativi di quello che succede nella maggior parte dei gender reveal party, che si svolgono normalmente e senza tragedie. È vero però che nell’ultimo periodo gli incidenti sono stati così frequenti da spingere molti a chiedersi se sia davvero indispensabile continuare a portare avanti questa tradizione, e se non sia almeno il caso di eliminare la parte con gli esplosivi.

L’altro motivo per cui l’ideatrice dei gender reveal party è diventata negli anni una sua convinta oppositrice è che con le maggiori consapevolezze rispetto al fatto che identità di genere e sesso non sono concetti binari e univoci, dare così tanta attenzione al sesso di nascita è considerato da molti una pratica datata e anacronistica. Inoltre, potrebbe creare nella famiglia aspettative che potrebbero rivelarsi dannose, per esempio nel caso in cui il bambino o la bambina nascano con variazioni dello sviluppo sessuale (quella che viene chiamata più comunemente intersessualità).

La stessa Jenna Karvunidis raccontò di essersi convinta del problema dopo aver parlato con la figlia – quella di cui rivelò il sesso con la torta nel 2008 – che crescendo aveva espresso un’identità di genere non conforme a quella tradizionalmente considerata femminile. Esprimendosi su questo, Karvunidis specificò che non era sua intenzione scoraggiare le famiglie dal passare del tempo insieme e divertirsi, ma che secondo lei per una persona “il genere non è la cosa più importante da cui iniziare”.

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