Cosa farà Putin il 9 maggio?

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Lunedì sarà il 9 maggio, giorno in cui in Russia ricorre una delle feste nazionali più importanti e sentite del paese, il Giorno della vittoria in cui si ricorda la resa dei nazisti del 1945. Negli ultimi vent’anni il presidente russo Vladimir Putin ha reso questa ricorrenza un tratto fondamentale dell’identità nazionale russa, riprendendo l’usanza sovietica di organizzare massicce parate militari nelle città di tutto il paese.

Quest’anno il Giorno della vittoria in Russia sta attirando più attenzioni del solito per via della guerra in Ucraina. Considerata l’importanza simbolica della data, fin dalle prime settimane di guerra circolava l’ipotesi, mai confermata ufficialmente, che il governo russo puntasse a ottenere un qualche tipo di vittoria militare da esibire in occasione delle parate del 9 maggio. Poi però l’invasione non è andata secondo i piani dell’esercito russo, che attualmente sta portando avanti una difficoltosa offensiva nel Donbass.

Secondo il governo ucraino la Russia sta organizzando una parata militare a Mariupol, la città portuale sottoposta a un brutale assedio di oltre due mesi. Ma in generale l’offensiva nel Donbass sta avanzando lentamente e non ci sono grosse conquiste da rivendicare, se non l’occupazione di Mariupol (a eccezione dell’acciaieria Azovstal, dove si è concentrata la residuale resistenza ucraina in città).

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Diversi analisti e osservatori si stanno quindi chiedendo cosa dirà Putin nel discorso pubblico che farà durante la celebrazione nella piazza Rossa di Mosca, dove solitamente viene organizzata la parata militare più grande e importante. Una delle ipotesi è che Putin cerchi di mettere in buona luce l’avanzata nel Donbass e la conquista di Mariupol, dichiarando di fatto raggiunto l’obiettivo che l’esercito russo si è dato poco meno di un mese fa: “liberare il Donbass”, per usare le parole del regime.

Ci si aspetta anche che faccia minacce più o meno esplicite ai paesi occidentali, come del resto ha fatto più volte in queste settimane, ma c’è anche chi ritiene che possa sfruttare l’occasione per allargare il conflitto.

La scorsa settimana Ben Wallace, ministro della Difesa britannico, ha detto che Putin «potrebbe» dichiarare pubblicamente guerra ai «nazisti del mondo», invocando la mobilitazione di massa della nazione. È un’eventualità che secondo la giornalista Irina Borogan sarebbe gradita agli alti ranghi dell’esercito russo, molto scontenti di come sta andando la guerra. Se la Russia dichiarasse formalmente guerra, potrebbe mobilitare le risorse dell’intero paese, istituire la legge marziale e arruolare nuovi soldati per dare il cambio a quelli stanchi e demotivati che hanno combattuto fin qui.

«I militari sono molto arrabbiati che la guerra lampo a Kiev sia fallita» ha detto Borogan al Telegraph. «Le persone nell’esercito vorrebbero riscattare i recenti fallimenti». Tuttavia, la gran parte degli analisti sostiene che non sia affatto scontata una dichiarazione di guerra totale da parte di Putin, perché potrebbe mettere a rischio la stabilità dell’opinione pubblica interna.

Già di recente, dopo l’affondamento dell’incrociatore “Moskva”, c’era stato un piccolo scandalo mediatico dopo che ad alcune famiglie era stato detto da funzionari del governo che i loro figli erano «morti, scomparsi oppure vivi» a seguito dell’affondamento. Le famiglie avevano chiesto ulteriori spiegazioni sui social network e parlando con i media, senza però ricevere risposta. Con una guerra totale, l’insofferenza verso la reticenza del governo a parlare di morti e feriti potrebbe aumentare.

Anche se è pressoché impossibile prevedere in che modo Putin cercherà di sfruttare la ricorrenza del 9 maggio a vantaggio del proprio regime, le probabilità che allarghi il conflitto in Ucraina dichiarando formalmente guerra vengono ritenute piuttosto basse.

Secondo Kamil Galeev, ricercatore russo del think tank statunitense Wilson Center, dichiarare la mobilitazione di massa della Russia sarebbe una decisione insensata. In un lungo post su Twitter, ha spiegato che la Russia avrebbe la capacità di arruolare un gran numero di uomini, ma non avrebbe il tempo né le risorse per addestrarli in modo che siano pronti per essere mandati subito al fronte. «Eppure, questo non significa che Putin non possa farlo» scrive Galeev. «Come regola generale, la previsione delle decisioni di un leader basata sul “buon senso” o sulla “logica” è largamente controproducente. Un leader può certamente fare qualcosa di insensato».

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