Coronavirus, calano i contagi ma ancora 5 province hanno incidenza sopra quota mille
ServizioOltre l’emergenza
Osservate speciali Avellino, Ascoli Piceno, Teramo, Chieti e Catanzaro. Ricoveri nei reparti ordinari al 16% con picchi in Umbria (41%) e Calabria (31%)
di Andrea Gagliardi
2′ di lettura
La pandemia non è finita. Anche se il calo dei contagi prosegue, lento ma costante, ormai da due settimane. L’incidenza in Italia è calata a 740 nuovi positivi ogni 100mila abitanti. I numeri più alti si registrano in tre regioni (Veneto, Abruzzo e Marche). E sono ancora cinque le province, tutte nel centro-sud, dove l’incidenza supera la soglia simbolica di mille contagi ogni 100mila abitanti. Si tratta di Avellino (1.115), Teramo (1.066), Ascoli Piceno (1.050), Chieti (1.034), Catanzaro (1.017).
Picchi di ricoveri in Umbria e Calabria
Dagli esperti arriva comunque un monito: la circolazione del virus e l’incidenza dei casi resta ancora elevata nel nostro Paese. E l’Agenas rileva come l’occupazione dei reparti a livello nazionale (siamo poco sopra quota 10mila ricoveri, in termini assoluti) sia risalita al 16%, sopra la soglia di allerta del 15%. Con picchi in Umbria (41%) e Calabria (31%). Anche per questo, dal 12 aprile ha preso il via la somministrazione della quarta dose del vaccino anti-Covid a over 80, ospiti delle Rsa e fragili a partire dai 60 anni di età.
Richiamo anti-varianti in autunno agli over 50
E intanto si affilano le armi in vista del prossimo autunno quando la minaccia del virus SarsCoV2 potrebbe ripresentarsi: sembra ormai quasi certo che la prima mossa sarà quella di rivaccinare la popolazione con un secondo richiamo ma a partire probabilmente dai 50 o 60 anni di età, utilizzando i nuovi vaccini adattati «anti-varianti» attualmente allo studio e che dovrebbero arrivare alla valutazione dell’Agenzia europea del farmaco (Ema) entro l’estate.
Farmaci antivirali prescrivibili dai medici di famiglia
Altra novità annunciata dall’Aifa è che anche i medici di famiglia potranno, dalla prossima settimana, prescrivere i farmaci antivirali, ovvero le pillole anti-Covid da somministrarsi nei soggetti a rischio entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi, attualmente prescrivibili solo dai centri di riferimento, e questi farmaci saranno disponibili nelle farmacie. Si accorciano così tempi e iter burocratici che, fino a oggi, hanno determinato un ridotto impiego di tali terapie.