Condizionatori mai sotto i 25 gradi, la stretta parte dal primo maggio nella Pa
ServizioIl piano di risparmio energetico
Il piano di austerity del governo è stato soprannominato “operazione termostato” e durerà fino al 31 marzo 2023. D’inverno impossibile superare negli uffici la temperatura di 19 gradi (uno in meno rispetto a quanto previsto finora)
di Mariolina Sesto
2′ di lettura
L’”operazione termostato” parte il primo maggio: negli uffici dei ministeri, negli enti locali e nelle scuole la temperatura dei condizionatori non potrà essere inferiore a 27 gradi con un margine di tolleranza di due gradi. Dunque: nessun ufficio pubblico potrà avere una temperatura inferiore a 25 gradi. Le norme, introdotte dal decreto “bollette”, valgono fino al 31 marzo 2023.
Operazione “termostato”
Il piano di austerity energetica, necessario per abbassare i consumi in modo da attingere meno al gas russo (nonostante la diversificazione delle fonti di approvvigionamento) è scattato con un emendamento introdotto al decreto bollette che sta per ricevere il via libera definitivo dal Senato. Se il condizionatore non potrà abbassare la temperatura estiva sotto i 25 gradi, d’inverno il termosifone non potrà portare la temperatura degli uffici sopra i 19 gradi. Finora il limite era fissato a 20 gradi. Ma anche in questo caso sono previsti due gradi di tolleranza, quindi il massimo possibile sarà 21 gradi.
Esclusi per ora privati e ospedali
Dall’operazione di risparmio energetico restano per ora fuori le abitazioni private così come gli ospedali, le case di cura e le cliniche. Con la stretta nella pubblica amministrazione sarà possibile risparmiare tra i due e i 4 miliardi di metri cubi di gas. Ancora da chiarire come saranno organizzati i controlli. Quel che si sa finora è che oggi, per chi supera d’inverno il limite dei 20 gradi (con tolleranza di due) sono previste multe tra 500 e tremila euro.
In Italia una famiglia su due ha il condizionatore
Ma quanto sono diffusi i condizionatori in Italia? Nel 2021, certifica l’Istat, quasi una famiglia su due (48,8%) aveva un sistema di condizionamento, con un forte incremento rispetto al 2013 (29,4%). Il metano, utilizzato dal 66,1% delle famiglie, si conferma la fonte di alimentazione più utilizzata per il sistema di riscaldamento prevalente dell’abitazione (nel 2013 era il 70,9%). Una diminuzione delle fonti di alimentazione tradizionali e non rinnovabili (metano, gasolio, GPL) rispetto al 2013 è andata a vantaggio principalmente dell’energia elettrica (da 5,1 a 8,2%): l’elettrificazione degli impianti termici è uno dei principali target per la riduzione di emissioni di CO2.
Il piano di austerity della Germania
In Europa l’Italia non è il solo paese a muoversi su un sentiero di risparmio energetico che coinvolga direttamente tutti i cittadini. La Germania, altro paese con lato tasso di dipendenza dalla Russia per il gas, si sta muovendo nella stessa direzione. «Un 10% di risparmio si può fare, chiedo a tutti di dare ora un contributo al risparmio energetico» è stato l’appello di pochi giorni fa di Robert Habeck, vicecancelliere tedesco e ministro di Economia e Clima, in un’intervista al gruppo Funke. Se a Pasqua si può prendere il treno o la bicicletta, «fa bene al portafoglio e fa arrabbiare Putin», ha detto Habeck, dei Verdi. «Possiamo diventare indipendenti dalle importazioni russe solo se lo vediamo come un grande progetto comune a cui partecipiamo tutti», ha poi spiegato il ministro. Tra le possibilità di risparmio Habeck ha citato l’abbassamento del riscaldamento e il ricorso parziale al lavoro da casa volontario da parte delle aziende. Il ministro ha poi annunciato una campagna del governo proprio sul risparmio energetico.