Cognome del padre, stop all’automatismo: ai figli quello di entrambi i genitori
ServizioCorte costituzionale
Illegittime le norme che attribuiscono automaticamente il cognome del padre ai figli. Assumeranno il cognome di entrambi i genitori nell’ordine concordato
di Patrizia Maciocchi
5′ di lettura
Sono illegittime tutte le norme che attribuiscono automaticamente ai figli il cognome del padre. Ora i figli assumeranno quello di entrambi i genitori nell’ordine da loro concordato. Questa la decisione della Corte costituzionale, anticipata con un comunicato stampa, che bolla come “discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio” la regola in base alla quale il cognome del padre viene attribuito di default. I giudici delle leggi passano così un colpo di spugna definitivo su una concezione patriarcale della famiglia, ora il figlio assumerà il cognome di entrambi i genitori nell’ordine da loro concordato, salvo che decidano, di comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due. “In mancanza di accordo sull’ordine di attribuzione del cognome di entrambi i genitori – si legge nella nota – resta salvo l’intervento del giudice in conformità con quanto dispone l’ordinamento giuridico”.
L’ordinanza di autoremissione 18/2021
La Corte costituzionale ha deciso sulla propria ordinanza di autoremissione n.18/2021 con la quale, prima di rispondere al Tribunale di Bolzano come giudice di rinvio, aveva considerato pregiudiziale sollevare un interrogativo più generale autointerrogandosi sulla costituzionalità della regola di assegnare al figlio solo il cognome del padre, sempre e non solo nel caso di figli nati fuori dal matrimonio e riconosciuti. Una scelta che non aveva sorpreso perché il relatore dell’ordinanza, era Giuliano Amato, lo stesso giudice che ha firmato la sentenza del 2016, con la quale è stato scalfito la rigidità della regola sull’ attribuzione del cognome paterno al figlio legittimo, dichiarandola incostituzionale “in presenza di una diversa volontà dei genitori”.
Colpo di spugna sul nome del padre in automatico
Oggi la Consulta, riunita in camera di consiglio, ha esaminato le questioni di legittimità costituzionale sulle norme che regolano, nell’ordinamento interno, l’attribuzione del cognome ai figli. In particolare la pronuncia riguarda la norma che impediva ai genitori, anche se di comune accordo, di dare al figlio il solo cognome della madre e quella che, in assenza di un accordo, impone il solo cognome del padre, invece che quello di entrambi i genitori. Previsioni dichiarate in contrasto con la Carta (articoli 2, 3 e 117, primo comma) e in rotta di collisione anche con gli articoli 8 e 14 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, posti a tutela del diritto alla vita privata e familiare e del divieto di discriminazioni fondate sul sesso. A guidare la Consulta, oltre al principio di uguaglianza, quello dell’interesse del figlio, secondo il quale entrambi i genitori devono poter condividere la scelta sul suo cognome, che costituisce elemento fondamentale dell’identità personale. La dichiarazione di illegittimità costituzionale – che investe tutte le norme che prevedono in automatico l’attribuzione del cognome del padre – riguarda i figli nati nel matrimonio, fuori dal matrimonio e ai figli adottivi. Ancora una volta la Consulta arriva prima del legislatore e traccia la via sulla quale il Parlamento dovrà muoversi, nel rispetto di quanto affermato nella decisione, le cui motivazioni saranno depositate nelle prossime settimane. Il legislatore avrà il compito di regolare alcuni aspetti e sciogliere dei nodi, restando però vincolato al verdetto della Corte costituzionale che, con l’addio all’automatismo al cognome paterno, segna un punto di non ritorno. Ad oggi i disegni di legge sul tema all’esame della Commissione Giustizia del Senato sono sei.
Le reazioni
Soddisfazione trasversale per quella che viene salutata come una sentenza storica. Per la presidente dei senatori del Pd Simona Malpezzi, la Corte costituzionale ha riconosciuto pienamente l’impostazione del Ddl presentato dal Pd al Senato. “Ora chiediamo al presidente della commissione Giustizia Ostellari – afferma Malpezzi – che si adotti perché il provvedimento venga approvato rapidamente e in piena aderenza a quanto stabilito dalla Corte”. Sollecitare il legislatore è l’imperativo categorico anche per la senatrice di Italia Viva Donatella Conzatti, segretaria della commissione Femminicidio. “Peccato che il Parlamento sia stato bruciato sul tempo dalla Corte Costituzionale – afferma Conzatti – ora andiamo avanti rapidamente con l’approvazione della legge sul doppio cognome. Attraverso il nome delle madri passano le biografie e le storie delle donne”.
Per la ministra della Giustizia Marta Cartabia grazie alla Corte costituzionale si fa “un altro passo in avanti verso l’effettiva uguaglianza di genere nell’ambito della famiglia”.