Chi si compra il Chelsea?
Giovedì scorso è scaduto il termine per presentare un’offerta d’acquisto per la squadra di calcio del Chelsea. Il club londinese, campione d’Europa in carica, è stato messo in vendita a marzo da Roman Abramovich, uno degli oligarchi russi sanzionati dalla comunità internazionale e dal governo britannico in seguito all’invasione dell’Ucraina. Abramovich ha affidato la vendita del Chelsea alla banca d’affari statunitense Raine Group, che ora sta valutando le offerte arrivate.
Inizialmente sembrava dovessero esserci quattro possibili acquirenti: tutti consorzi anglo-americani che raggruppano più di un investitore. Quello composto dalla famiglia Ricketts — già proprietaria della squadra di baseball dei Chicago Cubs — insieme agli investitori statunitensi Ken Griffin e Dan Gilbert — quest’ultimo proprietario dei Cleveland Cavaliers in NBA — ha però rinunciato viste le difficoltà «date dalle dinamiche insolite» in cui si sta svolgendo il processo di vendita, come ha scritto in un comunicato. Nei giorni scorsi, numerosi tifosi del Chelsea avevano protestato contro un loro possibile ingresso in società per alcune vecchie accuse di razzismo attribuite a Joe Ricketts, il capostipite della famiglia.
Sono rimasti quindi in tre. Un gruppo è rappresentato da Todd Boehly, co-proprietario delle squadre di baseball e basket di Los Angeles, i Dodgers e i Lakers, fra le più ricche e redditizie nel mondo dello sport. Insieme a lui ci sono il miliardario svizzero Hansjörg Wyss, proprietario della multinazionale biomedica Synthes, e l’immobiliarista inglese Jonathan Goldstein. Boehly e Wyss avevano già provato ad acquistare il Chelsea tre anni fa, ma la loro offerta di 3 miliardi di dollari era stata rifiutata.
Il secondo gruppo è rappresentato da Stephen Pagliuca, presidente della società d’investimento americana Bain Capital, già co-proprietario dei Boston Celtics in NBA e più di recente dell’Atalanta in Serie A: lo scorso febbraio ha comprato il 55 per cento di quote per oltre 200 milioni di euro insieme ad altri investitori. Pagliuca ha già parlato dei suoi piani per il Chelsea, che prevedono la costruzione di un nuovo stadio a Londra, il sostegno economico necessario a rimanere tre le prime squadre d’Europa e il definitivo abbandono del progetto della Super Lega. La sua proposta è sostenuta da Larry Tanenbaum, capo del gruppo Maple Leaf Sports & Entertainment (che controlla le squadre di calcio, basket e hockey di Toronto), dall’ex amministratore delegato di Disney, Bob Iger, e dal co-fondatore di Facebook, Eduardo Saverin.
L’ultimo gruppo di investitori preso in considerazione fa capo a Martin Broughton, ex presidente di British Airways e per un breve periodo anche della squadra di calcio del Liverpool. Con lui ci sono Sebastian Coe, campione olimpico, presidente del comitato organizzatore di Londra 2012 e della federazione mondiale d’atletica leggera; Josh Harris e David Blitzer, proprietari di minoranza della squadra inglese del Crystal Palace; la tennista Serena Williams e il sette volte campione del mondo di Formula 1 Lewis Hamilton, che a Imola, dove è impegnato per il Gran Premio dell’Emilia-Romagna, ha parlato del suo coinvolgimento dicendo: «Da ragazzo ero tifoso dell’Arsenal, ora mi limito a seguire lo sport in generale. Quando ho sentito parlare del Chelsea ho pensato che fosse un’opportunità di cui far parte».
Abramovich comprò il Chelsea nel 2003 per 230 milioni di dollari. Negli ultimi due decenni ha investito nella squadra circa 2,8 miliardi, portandola a vincere tutto il possibile. Al netto delle vittorie, la sua gestione è passata alla storia anche per una continua alternanza di progetti e risultati, campagne acquisti milionarie e clamorosi errori di valutazione: basti pensare che i due migliori giocatori del campionato inglese, Mohamed Salah e Kevin de Bruyne, sono entrambi passati dal Chelsea, dove non funzionarono, prima di affermarsi con Liverpool e Manchester City.
Questa gestione ha causato inoltre enormi perdite al club, arrivate nel 2021 a 1 miliardo di dollari: sotto Abramovich il Chelsea ha chiuso in attivo soltanto cinque bilanci in vent’anni. Le perdite, però, sono state coperte dai prestiti elargiti da una società offshore la cui proprietà è riconducibile allo stesso Abramovich.
Tutti i gruppi interessati hanno presentato offerte all-cash, che prevedono quindi il pagamento in denaro dell’intero costo d’acquisto. L’entità delle loro offerte non è ancora nota. Al momento, inoltre, il club è sotto le sanzioni del governo britannico, che di fatto ne impedirebbero anche la vendita. Tuttavia, avendo riconosciuto il Chelsea come un’azienda d’interesse nazionale, il governo può permettere operazioni che vadano più negli interessi del club che di Abramovich. La vendita, viste le condizioni che si sono venute a creare, potrebbe essere quindi permessa entro l’inizio della prossima stagione.
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