Chi è il pilota del motoscafo che ha rischiato l’incidente con il Canadair: «Vedono una barca da 1 milione e mezzo e puntano il dito»

di Pietro Tosca

Max Ferrari, 49 anni, bergamasco, è erede dei fondatori della Lactis. Il suo motoscafo offshore è stato filmato mentre evita per poco la collisione con l’aereo antincendio. L’ex campione del mondo nautico, denunciato, rigetta le accuse: «Messo alla gogna, ma nessuno aveva vietato la navigazione in quel punto»

Le immagini sono quelle di un cellulare che riprendono la discesa dei due Canadair impegnati nello spegnimento dell’incendio che ha cinto d’assedio Alassio e il Savonese, poco distanti dall’isola di Gallinara. Gli aerei planano ma a tagliare la loro traiettoria arriva un motoscafo offshore che sfreccia a tutta velocità. Si rischia il disastro per la manovra spericolata dell’imbarcazione. Quelle immagini hanno fatto il giro d’Italia

e hanno fruttato al pilota del motoscafo una denuncia per inosservanza di norme sulla sicurezza

della navigazione e intralcio sulla regolarità di un servizio di pubblica necessità da parte della Capitaneria di Porto.

Quelle immagini per chi era al timone di quel motoscafo d’altura però raccontano tutta un’altra storia. A pilotare l’imbarcazione c’era Max Ferrari, 49 anni, bergamasco, figlio di una famiglia di imprenditori nota per aver fondato la Lactis e trapiantato proprio ad Alassio. Un passato da campione della motonautica e ora attivo come impresario edile. «Sono stato messo alla gogna mediatica — racconta —. Vedono una barca da un milione e mezzo di euro che sfreccia e puntano il dito. Ma la verità è un’altra io ero nel pieno della legge. Non ho violato nessuna ordinanza perché non c’era nessuna ordinanza. Potevo stare lì e navigare perché non era stata fatta alcuna limitazione al transito in quello specchio di mare e non era stato dato alcun avviso. Non ho messo in pericolo nessuno, semmai sono stato messo in pericolo io con il mio equipaggio».

Ferrari, ha un passato importante da pilota professionista nelle gare di offshore, con un titolo mondiale conquistato nel 2001 con Tullio Abate, e ricostruisce dalla sua prospettiva quanto accaduto lo scorso 8 agosto. «Premetto che navigo da quando ero bambino — dice —, ho la licenza nautica da quando avevo 18 anni e la superlicenza per piloti che in Italia hanno in pochi. Lunedì il motoscafo doveva uscire in mare per alcune verifiche. Sono arrivati due meccanici dalla Lombardia e siamo andati al porto. Lì non c’erano avvisi, né cartelli. Niente di niente. Abbiamo salpato e abbiamo raggiunto la distanza di mezzo miglio dalla riva, quella per legge, prevista per mezzi della potenza del mio offshore. Si tratta di un Cigarette da 2.200 cavalli e vi assicuro che sulla riviera non ce n’è un altro. In pratica è come se ci fosse il mio nome e cognome» .

Arrivato al largo il motoscafo ha iniziato ad accelerare. «L’ho portato a 60 nodi all’ora — dice ancora l’imprenditore —, i meccanici hanno iniziato a lavorare e avevamo i cofani aperti. All’improvviso noto i Canadair e mi accorgo che uno va a tagliare la nostra rotta. Allora faccio l’unica cosa che potevo fare. Ho spinto al massimo i motori raggiungendo i 120 nodi. Nel filmato si nota. È stata una manovra azzardata ma l’unica per evitare il peggio. È lì che ho iniziato a dirmi: ma accidenti, perché non ci ha avvisato nessuno? Poi quando siamo tornati in porto l’altoparlante ha iniziato a dire che non si poteva navigare in quel tratto. Ho capito che qualcuno si era spaventato e cercava di correre ai ripari».

Poi è arrivata la notizia delle contestazioni. « Al momento — assicura Ferrari — non c’è nessuna denuncia. Mi contestano di aver violato due articoli di legge sui cui stanno facendo le indagini ma non hanno nulla da mettere sul piatto. L’avvocato Niccolò Varalli, il mio legale, ha controllato in tutte le agenzie marittime della zona: non c’erano ordinanze. Quando in passato ho fatto qualche sbaglio ho pagato in prima persona. Oggi c’è qualcuno che vuole scaricare su di me le sue responsabilità. Già il 7 agosto si vedeva che qualcosa non andava. Intorno all’isola di Gallinara era pieno di imbarcazioni e i Canadair scendevano in mezzo. Bastava un nonnulla perché succedesse un disastro. Già allora sarebbe stato necessario interdire il braccio di mare. Diciamo che con il mio incidente ho sollevato una mancanza che altrimenti non sarebbe stata notata».

11 agosto 2022 (modifica il 11 agosto 2022 | 16:44)

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