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Cernobbio, Meloni e le mani sugli occhi mentre Salvini parla di sanzioni. Siparietti e litigi al Forum

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di Marco Cremonesi, inviato a Cernobbio

Brunetta si commuove, Tajani e Calenda litigano e poi fanno pace alla toilette. Le battute su Renzi e l’intevento, difficile, di Conte in videocollegamento

Ci sono la commozione di Renato Brunetta e le scintille tra Carlo Calenda e Antonio Tajani, risolte poi alla toilette. C’è Giorgia Meloni che si copre gli occhi mentre Matteo Salvini parla delle sanzioni alla Russia, e c’è lo stesso Salvini che di fronte a Enrico Letta pronuncia forte la parola «sereno». L’ultima giornata del Forum Ambrosetti di Cernobbio è anche questo: una galleria di piccoli incidenti diplomatici, siparietti, momenti più toccanti.

Il primo è appunto quando parla Renato Brunetta: «Ho preferito – dice alla platea il ministro alla Pubblica amministrazione – continuare a fare questo mestiere ancora per due mesi e poi tornare a fare il mio vecchio mestiere, quello di professore, siccome ho le idee confuse anche io… Il mio spirito di volontà è quello di continuare a dare una mano al mio Paese, anche senza essere in Parlamento». Brunetta lo ammette con un po’ di lucciconi: «È stata una decisione non facile, dolorosa… però come le decisioni non facili e dolorose penso sia foriera di cose buone. Un momento di verità ognuno deve farlo prima dentro se stesso, e poi chiederlo al Paese».

Poco più tardi, il direttore del Corriere Luciano Fontana sta per dare la parola a un nuovo relatore: «Andiamo avanti…». «Sereni» interviene Matteo Salvini, seduto poco distante dal segretario Pd Enrico Letta. Un brusio si accende, il pensiero non può che correre all’«Enrico, stai sereno» di Matteo Renzi. «Ma nooo… non lo dicevo per lui – riprende Salvini – stavo parlando del derby». Chi di Renzi ferisce, di Renzi perisce: quando il coordinatore azzurro Antonio Tajani racconta di una sua telefonata da presidente del Parlamento europeo a Salvini, lo chiama «Matteo Renzi». «Salvini» lo corregge l’interessato.

Sempre Tajani si accende parlando con Calenda, lo accusa di aver cambiato diverse casacche prima di dargli del «falso». La cosa finisce poco dopo, alla toilette. Con il leader di Azione che si accomoda di fianco al coordinatore di Forza Italia: «Vengo a farla accanto a te per fare pace». «Ma no, nulla di personale…» ribatte Tajani. E ancora una volta si torna a Renzi. Con Calenda che racconta dei due momenti di difficoltà confessati dall’ex premier: «Quando ha parcheggiato l’aereo di Stato italiano vicino a quello, lungo il doppio, del presidente francese Hollande. E quando, alla Casa Bianca, si è trovato a fare la pipì accanto a Obama».

Quando tocca a Giuseppe Conte, si misurano le perduranti difficoltà della banda larga nazionale. Il leader stellato è l’unico che non è in presenza e il suo intervento a distanza è complicato da almeno un paio di brevi blackout.

Quando tocca a Matteo Salvini, sorpresa: «Parto da quello di cui avete discusso e mi permetto di farlo con qualche slide». La sorpresa è anche di Giorgia Meloni: «Le slide? Ma come?». «Poca spesa, tanta resa» è la risposta. Poco più tardi, sarà forse la stanchezza, ma mentre Salvini parla delle sanzioni alla Russia come di iniziative che «possono danneggiare più i sanzionati che i sanzionatori», Meloni abbassa la testa e si mette le mani sugli occhi.

4 settembre 2022 (modifica il 4 settembre 2022 | 20:31)

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