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Carlos Alcaraz vince gli Us Open e diventa il più giovane numero uno del mondo: battuto Ruud

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Una vittoria da record, un trionfo che è destinato ad entrare negli annali dello sport. Tutto in una notte a New York: il primo titolo del Grande Slam e il trono di n.1 del mondo, il più giovane di sempre, da quando esiste il ranking computerizzato (1973). Sembra un film ma è tutto vero. Carlos Alcaraz a 19 anni, 4 mesi e 6 giorni conquista il suo primo major agli Us Open (in questo caso non è il più giovane perché Pete Sampras ci riuscì nel 1990 quando aveva 19 anni e 28 giorni): lo spagnolo, testa di serie numero 3, batte il norvegese Casper Ruud, quinta forza del seeding, in quattro set con il punteggio di 6-4 2-6 7-6(1) 6-3, dopo tre ore e 20 minuti di gioco. Alcaraz diventa così il nuovo numero 1 della classifica Atp proprio davanti a Ruud, cancellando il record dell’australiano Lleyton Hewitt che raggiunse il medesimo traguardo il 19 novembre 2001 quando aveva 20 anni, 8 mesi e 23 giorni. E’ la consacrazione della giovanissima superstar che mercoledì scorso aveva dovuto salvare un match point nei quarti di finale contro l’azzurro Jannik Sinner.



Il dopo Nadal è iniziato

Era la sua nona partecipazione a tornei del Grande Slam: va a riempire nel cuore dei tifosi spagnoli il vuoto lasciato dalla sconfitta di Rafael Nadal contro lo statunitense Tiafoe e promette di cogliere in futuro parecchi altri titoli importanti. ‘Rafa’ aveva fatto il suo primo centro al sesto tentativo Slam; Djokovic aveva dovuto aspettare il dodicesimo. Alcaraz va velocissimo ma può anche non avere fretta. E’ sulla vetta del mondo prima di chiunque altro nella storia. E non avrà nemmeno troppo tempo per riposare: da domani sarà a Valencia per trascinare la Spagna alle Davis Cup Finals. Rudd non ha comunque demeritato: anzi. Ha avuto le sue chance, due set point nel terzo set che potevano far svoltare il match in un’altra direzione, dopo che aveva riequilibrato la partita nel secondo. La sua marcia nel torneo, la seconda finale Slam stagionale giustificano appieno la sua seconda posizione mondiale. E fanno rileggere anche la sconfitta di Matteo Berrettini nei quarti di finale: non sarà stata una grande giornata del romano ma dall’altra parte della rete c’era uno dei grandi protagonisti della stagione.

“Un sogno che avevo da bambino”

“Ho sognato di vincere uno Slam e di diventare n.1 al mondo da quando ero bambino. Ho lavorato tanto e mi hanno aiutato tanto il mio team e i miei genitori – dice piangendo Alcaraz al termine del match – Alla fine ho pensato a mia mamma e mio nonno che non hanno potuto essere qui a vedere la partita. In tanti sono venuti anche dalla Spagna per fare il tifo per me. Il pubblico che ho trovato a New York mi ha sempre aiutato: è quello con cui mi sono sempre sentito più in sintonia”. Poi, riceve un assegno da 2 milioni e 600mila dollari e la coppa dalle mani di John McEnroe: una prima volta davvero indimenticabile.

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