Carceri: firmato memorandum intesa per programma lavoro carcerario
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Obiettivo dell’iniziativa, «offrire opportunità professionali, formare competenze specializzate e favorire il reinserimento sociale dei detenuti». Il tutto, nell’ambito di un progetto nato in seguito alla collaborazione tra il Ministero della Giustizia e il Dipartimento per la trasformazione digitale
di Davide Madeddu
3′ di lettura
Modem e fibra. La strada per il reinserimento nella società dopo il carcere passa per il lavoro. E un percorso di formazione che dia la possibilità di seguire una nuova strada. Con le grandi aziende delle Tlc e dell’Ict che entrano in carcere e offrono una seconda chance ai detenuti. È proprio questo il tema al centro del Memorandum d’intesa “Lavoro carcerario” siglato a Uta (Cagliari) e Torino tra i ministri Marta Cartabia, Vittorio Colao e i rappresentanti di Fastweb, Linkem, Tiscali, Sky, Telecom Italia, Vodafone, Windtre, Open Fiber, Sielte e Sirti.
Il lavoro per nuova chance
Obiettivo dell’iniziativa, «offrire opportunità professionali, formare competenze specializzate e favorire il reinserimento sociale dei detenuti». Il tutto, nell’ambito di un progetto nato in seguito alla collaborazione tra il Ministero della Giustizia e il Dipartimento per la trasformazione digitale.
L’accordo
L’intesa siglata tra imprese e istituzioni si sviluppa su due binari. Uno nell’ambito di un programma cui hanno già aderito Fastweb, Linkem, Tiscali, Sky, Telecom Italia, Vodafone e Windtre, e l’altro con il piano per la costruzione delle reti di accesso a cui hanno preso parte Open Fiber, Sielte e Sirti.
Cartabia: soluzione per garantire il volto costituzionale della pena
A guardare positivamente l’iniziativa è la ministra della Giustizia Marta Cartabia che sottolinea la «mobilitazione di tanti soggetti e tante amministrazioni e tante aziende importanti coinvolti in un progetto che ha il suo cuore in un settore deciso per il paese che è l’innovazione tecnologica». Premessa per rimarcare l’importanza del lavoro, che sottolinea la ministra è «una componente decisiva e essenziale per garantire il volto costituzionale della pena che ricordiamolo secondo l’articolo 27 della Costituzione è sempre orientata alla rieducazione risocializzazione e reinserimento di tutti i condannati». Non solo, la ministra rimarca anche che «in questo momento di grande trasformazione del nostro paese ciascuno deve fare il suo ma tutti insieme dobbiamo guardarci in faccia e creare connessioni per il bene di tutti insieme per tutto il Paese. Questo avvio che parte da due città diverse connesse e collegate è un modo per sottolineare che è un progetto che riguarda tutto il paese, con questa connessione abbracciamo tutto il territorio nazionale».
Il nuovo corso
Quindi il nuovo corso: «Oggi parte non una occupazione qualsiasi o un riempimento delle ore del tempo, che sarebbe significativo – aggiunge la ministra della Giustizia – ma lavoro vero con formazione professionalizzante e adeguata retribuzione e prepara il dopo fine pena. L’aver lavorato per aziende così qualificate e importanti può fare la differenza e consentire di essere guardati con meno diffidenza».