Campo largo in macerie | Letta: “M5s? Difficile ricomporre”. E lancia la campagna elettorale: “Andate sui media a dire chi è il colpevole”
L’implosione del governo Draghi e lo sfarinamento della coalizione di unità nazionale lasciano la gran parte delle macerie in quel posto che un tempo si chiamava “campo largo“. I contorni dello schema giallorosso non sono del tutto spazzati via solo grazie al Rosatellum che in qualche modo spinge alle alleanze, almeno elettorali. Ma per ricostruire quel poco di fiducia che serve almeno per un’alleanza elettorale (così ne parla oggi il decano dei senatori Pd Luigi Zanda sulla Stampa) servirà un po’ di tempo, fa intendere il segretario del Pd. Così, per esempio, ne parla Luigi Zanda, in un’intervista alla Stampa, pur giudicando nei peggiori modi il ritiro della fiducia dei 5 Stelle a Draghi. Ma di acqua ne dovrà passare sotto i ponti nel caso, fa capire il segretario dei democratici Enrico Letta. “Discuteremo e decideremo della conformazione della nostra proposta, sul nostro progetto e programma, sulle modalità con cui affronteremo il voto, partendo dal fatto che abbiamo questa legge elettorale – dice durante la segreteria al Nazareno – Compagni di strada e modalità con cui questo avverrà verrà deciso insieme, collegialmente. È evidente che il voto di ieri impatta molto fortemente”. Una frase che in serata è diventata ancora più affilata in un’intervista al Tg3: “Evidentemente la differenza (con il M5s, ndr) che si è creata in modo così evidente lascia un segno e difficilmente sarà ricomposta, il gesto di ieri e quello accaduto in questi giorni è sostanza, non è un fatto semplice di forma”.
Il giudizio su chi ha buttato giù il governo resta severo: “Le responsabilità dei partiti che non hanno votato la fiducia ieri sono di tutti, non mi viene a fare classifiche di responsabilità, gli italiani non lo capirebbero”. “Coloro che sono stati responsabili un po’ si vergognano, un po’ non sono completamente sicuri di aver capito cosa sia successo, un po’ tentano di togliere le impronte digitali dalle armi” dice Letta. Già in precedenza, dopo l’applauso della Camera a Draghi, aveva parlato di “lacrime di coccodrillo“. C’è “il tentativo di cercare di scaricare le responsabilità gli uni sugli altri. Chi ieri non ha dato il voto di fiducia a Draghi non lo può applaudire, ha deciso di affossare un’esperienza di governo che stava facendo uscire l’Italia dalla crisi. Noi siamo stati alla parte giusta della storia” è il pensiero di Letta.
Ma dall’altra parte Letta ha la convinzione che “gli atti di ieri peseranno molto sulle elezioni, gli italiani sceglieranno sulla base delle scelte di ieri”. Anzi, visto che la campagna elettorale è cominciata già prima che il governo Draghi esalti il suo ultimo respiro, Letta lancia la strategia di comunicazione del Pd chiedendo ai dirigenti democratici di mettere in campo una campagna per dire chi ha fatto cadere il governo Draghi e fatto fuori così anche l’agenda sociale. “Vi chiedo di essere presenti su tutti i media per raccontare la verità, dire chi è responsabile e chi è colpevole, senza lenire nulla” sottolinea. “Faremo una riunione nel pomeriggio con la struttura organizzativa del partito per trasformare la stagione delle feste in corso nell’inizio della nostra campagna di comunicazione verso il Paese, nel primo tempo della campagna elettorale”.
Con quale assetto si presenterà alle elezioni l’area del centrosinistra è difficile saperlo oggi. Letta rimette in fila una serie di circostanze per le quali sembra che sarà molto difficile per lo schieramento progressista ritrovare il filo del discorso iniziato nel 2019 col governo Conte 2. “Ieri – dice ancora Letta – si è creato un vulnus nei confronti del Paese che durerà a lungo, a meno che non vinciamo noi, che saremo in grado di riprendere il filo positivo che si è interrotto”. Noi – continua – dobbiamo “sapere se vinceremo se faremo bene noi, non fermiamoci a pensare cosa faranno gli altri. Ieri c’è stato un cambio totale di paradigma, il quadro e lo scenario è totalmente modificato, aggiustare cosa è stato rotto ieri sarà difficile”. Per il leader Pd “la giornata di ieri ha cambiato l’equilibrio, il senso, la narrazione e la percezione della posta in gioco. Hanno sbagliato i conti coloro che, nei divani di una villa di Roma (e qui il riferimento è al centrodestra, ndr), hanno fatto una scelta di convenienza e di potere. Questa scelta il Paese non l’ha capita“.
Da lontano si sentono già diverse sirene: “Io faccio l’appello perché c’è una piena consapevolezza delle prossime elezioni – dice Matteo Renzi a Radio Leopolda – Questa volta ci sarà da un lato un fronte Meloni-Salvini, poi ci sarà un pezzo di M5s con Conte, Di Battista e Raggi. Io credo che l’area Draghi debba oggi avere un’iniziativa per avere un tetto comune. Non se lo vorranno fare o no, su questo ragioneremo”.
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