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Brunetta: «Nella Pa lavoro sempre da remoto per i fragili»

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L’audizione in Parlamento

Il ministro per la Pa detta una linea chiara sullo Smart Working per i dipendenti pubblici che hanno patologie tali da rendere più pericolosa l’eventuale infezione da Covid-19

di Gianni Trovati

(ANSA)

2′ di lettura

«I fragili devono poter lavorare da remoto». Nell’audizione mattutina alla commissione parlamentare per la semplificazione, il ministro per la Pa Renato Brunetta detta una linea chiara sullo Smart Working per i dipendenti pubblici che hanno patologie tali da rendere più pericolosa l’eventuale infezione da Covid-19. E mette il cappello del governo sugli emendamenti presentati in Parlamento da tutte le forze politiche per correggere l’inciampo del decreto “Riaperture” (è il Dl 24/2022), dove la proroga del lavoro a distanza generalizzato per i soggetti fragili era uscita in extremis dal testo del provvedimento.

La mancata proroga

La mancata proroga, ricostruisce il ministro, è dovuta a un’obiezione della Ragioneria generale dello Stato, che aveva chiesto una copertura da 60 milioni di euro per bollinare il provvedimento. «Non c’erano i 60 milioni e non c’è stata la proroga», ricostruisce Brunetta, aggiungendo però che «la copertura non serve perché la circolare che ho fatto consente alle pubbliche amministrazioni di attribuire lo Smart Working senza costi».

La circolare Brunetta-Orlando

Il riferimento è alla circolare Brunetta-Orlando di gennaio che ha permesso alle Pa di allargare a piacere l’ambito temporale su cui calcolare la “prevalenza” del lavoro in ufficio su quello da casa imposto dalle regole, aprendo di fatto la via a uno Smart Working maggioritario nei primi mesi con possibilità di recupero successivo della presenza quando la curva epidemica tornerà a tranquillizzarsi.

Il decreto Riaperture

La flessibilità è stata utilizzata in molte amministrazioni, per esempio dal Mef che ha consentito il lavoro agile totale ai soggetti fragili fino al 30 maggio a patto di inviare una richiesta ad hoc (i termini scadono oggi). Ma i sindacati, a partire dalla Flp che per prima ha sollevato la questione della mancata proroga, chiedono il ritorno della copertura normativa che c’era fino al 31 marzo per assicurare un comportamento uniforme in tutte le Pa: ritorno che arriverà con la conversione in legge del decreto Riaperture.

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