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Biden: Avanti con invio di armi a Ucraina e sanzioni alla Russia

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Avanti con la linea dura contro Mosca. Non è il momento di mollare la presa ora che le forze russe hanno scatenato l’offensiva finale sull’Ucraina orientale e il conflitto entra in una fase decisiva. Joe Biden parla dalla Situation Room della Casa Bianca, dall’altra parte dello schermo i leader dei principali Paesi alleati: Draghi, Macron, Scholz, Johnson e via dicendo. La richiesta del presidente americano è incalzante: perseguire l’obiettivo di un cessate il fuoco ma continuare a fornire, oggi più che mai, armamenti ed equipaggiamenti militari a Kiev. Non solo: resta una priorità colpire la Russia con nuove e più pesanti sanzioni, per aumentare la stretta economica su un Paese che in molti, a torto o a ragione, danno a un passo dal default.

Un nuovo pacchetto di misure potrebbe essere annunciato già nei prossimi giorni su entrambe le sponde dell’Atlantico.

“Dobbiamo essere pronti a tutto per non far vincere Putin”, concordano i leader alleati. “Restiamo fermamente uniti nel sostegno all’Ucraina. Irrigidiremo ulteriormente le nostre sanzioni contro la Russia e aumenteremo la nostra assistenza finanziaria e sul fronte della sicurezza a favore di Kiev”, ha affermato la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen al termine della videochiamata durata circa un’ora e quaranta minuti. Mentre Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, ha assicurato che Bruxelles svilupperà il Fondo di solidarietà per l’Ucraina, fondo le cui risorse dovranno servire a garantire sia un sostegno immediato al Paese aggredito sia la sua ricostruzione dopo la devastazione causata dal conflitto.

Anche Palazzo Chigi ha parlato di “ampio consenso sulla necessità di rafforzare la pressione sul Cremlino per accrescerne l’isolamento internazionale”. Ed è possibile, osservano alcuni commentatori sui media internazionali, che nel corso del briefing Biden abbia anche insistito perché si arrivi ad un vero e proprio stop delle importazioni di gas e petrolio russo da parte degli europei. Concordi, questi ultimi, sulla necessità di diversificare le fonti energetiche ma ancora incerti sui passi definitivi da compiere in questa direzione.

Non è un segreto peraltro che a Washington c’è chi agita lo spettro delle cosiddette ‘sanzioni secondarie’, quelle già usate contro l’Iran, per convincere anche gli alleati più riluttanti, quelli – come la Germania – che soffrono maggiormente della dipendenza energetica da Mosca.

Intanto il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che a sua volta ha accusato Vladimir Putin di essere responsabile dei “crimini di guerra” commessi in Ucraina, si è detto pronto a inviare a Kiev nuove armi e artiglieria pesante. “Abbiamo chiesto all’industria tedesca di armi di dirci cosa può spedire a breve.

L’Ucraina sceglierà da questa lista e noi metteremo a disposizione i soldi per l’acquisto”, ha spiegato Scholz, pressato in patria dall’opposizione della Cdu. Mentre il Canada si è unito a Stati Uniti, Regno Unito e Ue nel prendere di mira le due figlie adulte di Vladimir Putin, nonché 13 tra i più stretti collaboratori del Cremlino. Tra questi la governatrice della Banca centrale della Russia, Elvira Nabiullina, che nelle ultime ore ha annunciato “azioni legali” contro il congelamento da parte degli occidentali di oltre 640 miliardi di dollari di riserve russe, definito come “un atto senza precedenti”.

Nel frattempo Mosca ha deciso di cacciare 40 diplomatici europei (21 belgi, 15 olandesi e 4 austriaci) come ritorsione per l’espulsione dei suoi rappresentanti nelle ambasciate e nei consolati in Occidente. Mentre a Washington scoppia il caso della presenza russa al G20 finanziario che si riunirà nelle prossime ore nell’ambito delle giornate del Fondo monetario internazionale. Mosca ha confermato che la sua delegazione sarà guidata dal ministro delle Finanze Anton Siluanov, che comunque parteciperà ai lavori virtualmente non potendo entrare negli Usa a causa delle sanzioni. Il segretario al Tesoro Usa, Janet Yellen, che a più riprese ha chiesto di escludere la Russia dal G20, sarebbe decisa a boicottare alcuni degli incontri a cui sono presenti i russi. Ma ci sarà di sicuro al meeting che aprirà i lavori per far arrivare forte e chiaro e in maniera diretta il messaggio degli Usa al Cremlino. Più cauta la posizione degli europei, che al momento non hanno annunciato alcun forfeit all’interno del programma degli incontri coordinati dalla presidenza di turno dell’Indonesia.

Ai lavori del G20 è stato invitato anche il ministro delle Finanze ucraino Serghei Marchenko (il premier Denys Shmyal partecipa invece ai lavori dell’Fmi). Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez ha annunciato intanto che andrà in Ucraina nei prossimi giorni. Non lo farà Macron: “Se dovrò tornare a Kiev, sarà solo per fare la differenza”, ha assicurato.



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