Berlusconi giustifica Putine attacca sugli aiuti militari
di Paola Di Caro
Il leader di Forza Italia critica Biden e Stoltenberg: non ci sono leader, perciò Mosca non siede a un tavolo. Con l’invio di armi anche noi siamo in guerra
ROMA Interviene a sorpresa, quasi ad anticipare il suo intervento di sabato a Napoli, quando chiuderà la Convention di Forza Italia davanti a — prevede Antonio Tajani — «4-5 mila persone». E sorprende tutti Silvio Berlusconi, arrivato assieme alla compagna Marta Fascina a un evento elettorale organizzato dall’azzurro Alessandro Sorte alla Fiera di Treviglio (Bergamo), dove annuncia con giubilo il ritorno nel partito del deputato Stefano Benigni.
Ma quello che colpisce non è solo la partecipazione del tutto inattesa, quanto le parole che pronuncia il Cavaliere, fuori dall’ufficialità dei discorsi preparati, molto più rivelatrici del suo umore del momento. Perché si sfoga, parlando dell’Ucraina: «Siamo in guerra anche noi, perché gli mandiamo le armi: mi dicono che manderemo anche i cannoni e le armi pesanti, lasciamo perdere…».
Non è la posizione, cautissima, di FI, totalmente in linea con quella di Draghi e del Ppe. È piuttosto uno sfogo: «Non abbiamo signori leader nel mondo, non li abbiamo in Europa. Un leader mondiale che doveva avvicinare Putin al tavolo gli ha dato del criminale di guerra (sembra alludere a Joe Biden, ndr), gli ha detto che doveva andare via dal governo russo e finire in galera, il segretario della Nato, Stoltenberg, danese di 63 anni, ha detto che mai più l’Ucraina sarà sotto la Russia e così sarà anche delle due repubbliche del Donbass a cui mai l’indipendenza, mai, sarebbe riconosciuta. Capite che con queste premesse il signor Putin è ben lontano dal sedersi a un tavolo».
Insomma, non è così che si arriva alla pace: «Bisogna pensare a qualcosa di eccezionale perché Putin smetta. Temo — continua — che questa guerra continuerà. Significa che avremo dei forti ritorni delle sanzioni alla Russia sulla nostra economia, già si è fermato lo sviluppo, avremo una diminuzione del nostro Pil» E non solo: «Ci saranno danni ancora più gravi in Africa perché nei porti dell’Ucraina sono ferme tonnellate di grano e mais, in Africa non hanno più la possibilità di fare il pane, è possibile che ci siano ondate di profughi, è un pericolo grande derivante dalla guerra in Ucraina».
Sembra una linea più vicina a quella di Salvini, amico ritrovato, che del premier Draghi, verso il quale Berlusconi mostra una certa distanza. Anche se la rivendicazione rispetto al futuro c’è, e non sembra un piegarsi — tantomeno un fondersi — con il partito più vicino ormai, la Lega: «FI dovrebbe avere sempre la guida del centrodestra, quindi dovrebbe arrivare almeno al 20% e io penso che noi possiamo arrivarci».
17 maggio 2022 (modifica il 17 maggio 2022 | 12:37)
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