Economia

Bergoglio e le voci (interessate) di dimissioni. Il gossip di Curia che lo stesso Papa alimenta con battute

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Meno di un anno fa l’operazione al colon, era l’inizio di luglio. Un’operazione lunga, notizie con il contagocce, voci a non finire. Papa Francesco ha la prima scossa reale di salute, si dimette? Lui stesso ci scherzò sopra a settembre: sono “ancora vivo. Nonostante alcuni mi volessero morto. So che ci sono stati persino incontri tra prelati, i quali pensavano che il Papa fosse più grave di quel che veniva detto”. Un ritorno alla grande, con i viaggi a ripetizione. Poi è arrivata la gonartrosi al ginocchio, e ha iniziato a saltare appuntamenti (quello più evidente di Firenze, anche se poi si è capito che le cause erano anche altre) e via via usare la sedia a rotelle. Ora le voci sono tornate a impazzare, specie per quanto emerso giorni dopo l’incontro a porte chiuse (con 230 persone il concetto di porte chiuse è quantomeno forzato) con i vescovi riuniti per l’assemblea della Cei.

Le frasi (gonfiate ad arte) pronunciate all’assemblea dei vescovi italiani

Cosa ha detto il Papa? Una battuta, e si sa che lui le fa spesso: «Piuttosto che farmi operare, mi dimetto!», seguita da una risata. Si sente bene e non vuole tornate sotto i ferri per farsi innestare una protesi – qualunque medico lo consiglia, in realtà, si torna a vivere – e prosegue con le infiltrazioni, che sono quasi sempre inutili, se non dannose (chi scrive ha maturato esperienza). Ma Francesco si sa che non è facile a convincere, e del resto ha detto, come riportato dal Corriere, «per governare dicono ci voglia la testa, non le gambe». Insomma, il messaggio che torna senza tentennamenti è che lui dimettersi non ci pensa, anche se in astratto non lo ha mai escluso. Infatti nel 2014 aveva detto che Benedetto XVI «ha aperto una porta, la porta dei papi emeriti» e se «un vescovo di Roma sente le forze venir meno, credo debba farsi le stesse domande di Benedetto».

I sospetti per l’ondata di nuovi cardinali: i “bergogliani” maggioranza in Conclave

Ma altri elementi hanno alimentato le voci e le chiacchiere di Curia. Anzitutto il maxi concistoro annunciato per fine agosto, quando creerà 21 nuovi cardinali, di cui ben 16 elettori e cinque ultra-ottantenni. Non solo: per quella data ha convocato degli “stati generali” del Sacro Collegio, che di solito si tengono nella Sede Vacante (sono chiamate Congregazioni generali), il motivo ufficiale è quello riflettere sulla nuova Costituzione apostolica Praedicate Evangelium, appena entrata in vigore. Due mosse che hanno innescato la domanda: sta preparando il Conclave con i cardinali a lui vicini? Compresi quelli appena annunciati i cardinali creati da Bergoglio salgono a 95, e va considerato che il quorum per un’elezione oscilla attorno a 75-77, visto che il numero complessivo dei votanti è di 120. Questo non significa certo che tutti i “bergogliani” voteranno allo stesso modo, anzi, ma in larga parte rispecchiano la sua linea, anche se la maggior parte di loro non conosce gli altri.

La visita ad agosto sulla tomba di Celestino V, il primo papa dimissionario

Infine un altro elemento ha scatenato la fantasia degli esperti della Sacre Stanze (perlopiù autoproclamati tali): è stata programmata la visita a l’Aquila per il 28 agosto con la messa davanti alla Basilica di Collemaggio che custodisce la teca di Celestino V, il Papa del «gran rifiuto». Si tratta della celebrazione della Perdonanza, festa religiosa molto sentita. Ebbene anche Benedetto XVI andò all’Aquila, ma era il 28 aprile 2009, poche settimane dopo il terremoto. In quell’occasione Ratzinger depose sulla teca il pallio (paramento liturgico costituito da una striscia di stoffa di lana bianca avvolta sulle spalle. Rappresenta la pecora che il pastore porta sulle sue spalle), e solo dopo le dimissioni il gesto fu caricato di significato. Ma, va ricordato, erano passati quasi quattro anni, duranti i quali era successo di tutto nella Curia. E mentre Bergoglio continua a far annunciare viaggi in mezzo mondo – per iniziare a luglio in Congo e Sud Sudan, poi a seguire il Canada, insomma, non trasferte semplici – fioriscono pubblicazioni di ogni tipo. Il giornalista Gianni Valente, uno dei più seri conoscitori dei fatti vaticani, scrive che in Francia, una rete internazionale di autori presentati come «i migliori esperti vaticanisti del mondo» abbia dato vita a una rivista pensata ad hoc per i membri del Collegio cardinalizio «un Postalmarket per porporati intitolato “Cardinalis”». Su tutto certamente ha fatto da detonatore un articolo sull’ipotetica prossima fine del pontificato di Francesco pubblicato sul Washington Post, giornale certamente molto autorevole sulle dimissioni dei presidenti americani, ma senza precedenti per i fatti d’Oltretevere.

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