“Benzina a meno di 1 euro? Non è un sogno”

Anche senza gas russo, le bollette possono diminuire. Basta superare i no a prescindere che hanno frenato lo sviluppo. Michele Marsiglia, presidente nazionale di Federpetroli Italia, ha le idee chiare su come affrontare le conseguenze del conflitto in Ucraina.

Quanto l’Italia può essere autonoma senza gas russo?

«Con un giusto programma di approvvigionamento anche senza gas russo, tra Medio Oriente e Africa, l’Italia può andare avanti. Allo stesso tempo, servono investimenti. Pure se non nell’immediato, occorre programmare. Ci vuole almeno un anno per fare qualcosa».

Il prossimo autunno potrebbero esserci problemi?

«Anche se si fanno gli stoccaggi, non sono da escludere. Non siamo pronti con un approvvigionamento su Africa e Medio Oriente sostanzioso e non possiamo spostare tutto ciò che prendevamo dalla Russia su altri Paesi in tempi brevissimi. L’Italia, comunque, è messa meglio rispetto agli altri Paesi europei».

Al momento quanto è autosufficiente l’Italia?

«Copriamo circa il 5% del fabbisogno di gas, mentre ne importiamo il 95. Sfruttando i pozzi, potremmo arrivare in dieci anni al 52% circa».

Come migliorare subito?

«Applicando una giusta strategia energetica nazionale, che manca da oltre 15 anni. Quella esistente non è ottimale. Serve sfruttare tutte le forme di energia disponibili, dalle rinnovabili ai giacimenti nazionali. L’Italia ha un grosso potenziale per petrolio e gas».

Per quanto riguarda il gas importato, come rimediare a quello che non arriverà dalla Russia?

«Stiamo facendo da anni, grazie anche all’Eni, investimenti in Medio Oriente e Africa, oggi nuovo eldorado petrolifero, sia per il gas che per l’olio. Angola, Mozambico, Congo, Nigeria, Algeria, partner da decenni grazie a Enrico Mattei, rappresentano il futuro. Ci sono rapporti consolidati con questi Paesi e di molti l’Italia è partner commerciale primario».

In una recente missione il Qatar si è dichiarato disponibile ad aiutare l’Italia sul gas. È possibile trattare con i Paesi del Golfo Persico?

«Assolutamente sì! Il Qatar ci dà un grande aiuto, portando il Gnl nel rigassificatore di Porto Viro, in provincia di Rovigo. Si tratta, poi, di uno dei paesi del Golfo, anche se fuoriuscito dall’Opec, con le più grandi risorse di gas».

Quanto pesa la visita del ministro Di Maio a Baku?

«Tantissimo. La politica che sta facendo il ministro degli Esteri è fondamentale. Insieme all’amministratore delegato dell’Eni Descalzi sta ampliando i rapporti commerciali. L’Azerbaigian è il Paese primario da dove parte il gasdotto Tap che arriva in Puglia».

I 5 Stelle, che prima dicevano no alle trivelle, ora trattano idrocarburi? È un controsenso?

«Non entro nel merito politico. Ritengo che tutte le forze in un momento di necessità si debbano rendere conto che è giusto sfruttare le proprie risorse. Negli anni passati ha sbagliato chi ha detto no a prescindere».

Per quanto riguarda il petrolio, come stiamo messi?

«In questo momento gas e petrolio, sono la stessa cosa. I cantieri sono bloccati in seguito a un decreto Semplificazione e anche perché il nuovo piano ha ampliato le concessioni, ma ne ha bloccate tante altre. I nostri giacimenti hanno un grande potenziale: basta aprire i pozzi già perforati senza ulteriori trivellazioni. In Basilicata, Lombardia, Abruzzo fino alla Sardegna e alla Sicilia, ci sono risorse inutilizzate».

Il risultato?

«Avremmo una netta riduzione sul costo dei carburanti e sulle bollette. Potremmo arrivare nel giro di qualche anno alla benzina, anche col costo dell’Iva e delle accise, a meno di un euro».

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