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Bebe Vio: “Il mio primo plogging all’Elba: fate come me e il Pianeta sarà migliore”

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Giù il fioretto e in alto le pinze per una stoccata contro i rifiuti. Per un giorno  Bebe Vio ha abbandonato la sua classica arma per combattere, con le pinze raccogli-immondizia, contro il problema del marine litter, gli scarti che finiscono tra mare e spiagge soffocando i nostri litorali. “Perché così spero di ispirare altre persone a unirsi a noi nella battaglia per l’ambiente” dice entusiasta la pluri campionessa olimpica di scherma dopo aver passato una giornata a ripulire, insieme a più di cinquanta giovanissimi volontari, due lidi della “sua” Elba, isola che frequenta fin da bambina.

Domenica scorsa (il 3 luglio, ndr) Bebe Vio ha infatti preso parte a una maratona di “plogging”, una sfida di raccolta rifiuti organizzata da Sorgenia nelle spiagge di Marciana e Portoferraio in occasione dell’arrivo all’Elba del catamarano One per il progetto M.A.R.E. (Marine Adventure for Research & Education). Armata di pinze, guanti, sacchetti e aiutata da tanti piccoli che hanno partecipato alla “caccia al rifiuto”, Bebe racconta di essere rimasta colpita da alcuni degli scarti che oggi inquinano maggiormente i nostri mari, dai mozziconi alla plastica, e invita tutti “a impegnarsi per ridare spazio alla natura e riportare i luoghi al loro splendore originario”.

Come è andata la tua prima gara di plogging?


“È stata stupenda, soprattutto il fatto che ci fossero tanti bambini a fare pulizia. Per me è stato il primo plogging organizzato ed era tanto che volevo fare una cosa del genere. La gente in spiaggia vedendo che eravamo in molti a lavorare per rimuovere i rifiuti si è incuriosita, speriamo davvero di invogliare altre persone a darsi da fare per tenere pulite le spiagge”.

Perché hai deciso di “gareggiare” fuori dalla pedana in nome dell’ambiente?


“Perchè la vera gara è vincere la battaglia contro il degrado. Noi ci siamo più che altro divertiti e allo stesso tempo impegnati per mandare un messaggio. In molti punti abbiamo trovato soprattutto tantissimi mozziconi, che possono metterci anche 100 anni a degradarsi. Per me è stato incredibile vedere quanti erano, così come i tanti pezzi di plastica, canotti rotti, tappi, bottiglie, bicchieri monouso, un po’ di tutto. Dovremmo gareggiare tutti per proteggere la natura. E poi, per una volta, usare la pinza anziché il fioretto è stato divertente”.

Che rapporto hai con la natura?


“Io sono sempre stata una gran fan dell’ambiente e mi sono sempre impegnata per proteggerlo. Ogni anno vado nella stessa spiaggia all’Elba: la sento casa mia, vedo come cambia, e mi impegno per preservarla. Sono la prima a volere che sia pulita. Quando vedo che arrivano turisti che magari abbandonano i propri rifiuti, ci rimango sempre molto male. Ho sempre viaggiato molto, ma considero quella all’Elba la mia vera casa e farei di tutto per prendermene cura”.


 

Come molti giovani delle nuove generazioni anche tu cerchi di adottare comportamenti e stili di vita green?


“Non posso dire di essere una Greta Thunberg, ma nella semplicità delle cose che posso fare ogni giorno cerco di impegnarmi a farle al meglio. Così a casa per esempio ora ho messo i pannelli solari per l’energia pulita, ho la macchina ibrida e spero di passare presto al full electric, tanto che ho installato la colonnina in garage. Faccio con attenzione la differenziata, oppure se mentre cammino lungo il sentiero vedo i rifiuti li raccolgo. Sono gesti minimi fatti tutti i giorni: cerco di fare la mia piccola parte e continuerò a farla anche in questi lunghi mesi di preparazione verso gennaio, in vista delle qualifiche per le paralimpiadi di Parigi 2024″.

Tra crisi climatica e inquinamento ambientale resti fiduciosa per il futuro del Pianeta?


“Quello che dà speranza è vedere come si comportano i bambini. In questa maratona di raccolta rifiuti i bambini erano i più fomentati di tutti ed è stato bello vedere quanto ci tenessero: loro continuavano a lavorare per pulire e aiutare la natura e nel frattempo molti adulti che erano in spiaggia hanno iniziato ad osservarli con uno sguardo tipo ‘forse dovrei darmi da fare anche io’. Ecco, questa è la cosa che mi è piaciuta di più, l’ispirazione che i bambini sanno creare. Un segnale di fiducia”.

Dopo aver passato una giornata ripulire le spiagge, c’è un messaggio che vorresti mandare ad altri?


“Beh, io sicuramente lo rifarò, così come continuerò a interessarmi alla scienza, che va seguita, per esempio con i test che stanno facendo a bordo del catamarano One per capire anche attraverso la raccolta di plancton lungo i mari italiani quanto inquinamento c’è. Alle persone poi lancio un invito: sia riflettere su come impatta l’inquinamento, sia portarsi dietro quando si può un sacchettino e provare a pulire ogni volta quel che riescono. Se lo facessero tutti, sarebbe già una grande vittoria”

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