Attentato a Mosca, muore la figlia dell’ideologo di Putin. Kiev risponde a ogni accusa
Daria Dugina, 30 anni, commentatrice politica e figlia di Oleksandr Dugin – considerato l'”ideologo di Putin” – è morta a seguito dell’esplosione della sua auto alla periferia di Mosca. Il fatto è avvenuto verso le 21.45 locali nei pressi del villaggio di Velyki Vyazomi, a circa 20 chilometri a ovest rispetto alla capitale russa. la donna era alla guida di una Toyota Land Cruiser Prado di proprietà del padre sulla quale non c’erano altri passeggeri.
Dopo la deflagrazione – hanno raccontato alcuni testimoni – l’auto si è rovesciata ed è finita fuori strada. Il corpo carbonizzato (e irriconoscibile) della vittima è stato recuperato dai soccorritori giunti sul posto. In alcuni video – diffusi in rete – si vede Dugin disperato, con le mani nei capelli, a pochi metri dall’auto in fiamme.
Al momento, l’ipotesi più probabile è che si sia trattato di un attentato: secondo alcune fonti lo stesso Dugin – impegnato in serata in una conferenza su “Tradizione e storia” vicino a Mosca (alla quale ha partecipato anche Daria Dugina come ospite) avrebbe dovuto trovarsi in auto con la figlia, commentatrice televisiva, ma alla fine ha deciso di viaggiare su un’altra vettura.
“L’Ucraina non ha nulla a che fare con l’omicidio della figlia di Dugin”, assicura Mykhailo Podolyak, il principale consigliere del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ripreso dal Kiev Independent. “Non siamo uno stato criminale, a differenza della Russia, e sicuramente non uno stato terrorista”, dichiara Podolyak alla Tv nazionale.
“Le forze dell’ordine russe stanno indagando sulla morte di Darya Dugina. Se la pista ucraina fosse confermata dalle autorità competenti, così come evocato dal capo della Repubblica di Donetsk Denis Pushilin, allora avremo la conferma della politica del terrorismo di Stato messa in atto dal regime di Kiev”, scrive la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova sul suo canale Telegram, secondo quanto riferisce la Tass. “Aspettiamo i risultati delle indagini”, aggiunge la portavoce di Lavrov.
Oleksandr Dugin, consigliere di diversi politici, è un filosofo russo noto per le sue opinioni anti-occidentali, di estrema destra e “neo-eurasiatiche”. Negli ultimi anni è stato definito dai media occidentali come uno degli ispiratori della politica estera di Vladimir Putin, mentre la stampa russa lo considera una “figura marginale” per le sue opinioni “ritenute troppo radicali anche dai nazionalisti”. Nel 2014 – riporta Russia Today – è stato licenziato dall’Università statale di Mosca dopo il suo appello a “uccidere, uccidere, uccidere” gli ucraini.
A Mosca gli investigatori hanno aperto un’indagine criminale sull’uccisione di Darya Dugina. Gli stessi inquirenti del Dipartimento investigativo della capitale russa, che indagano anche per la modalità con la quale è stato compiuto l’attentato, che ha messo in pericolo altra gente, hanno dichiarato che, dai primi accertamenti, appare probabile che sulla Toyota Land Cruiser sia stato “piantato un ordine esplosivo”
Diversi dirigenti russi filo-Cremlino stanno accusando Kiev di aver commissionato l’omicidio di Darya Dugina. Lo scrive il Guardian. Il leader dell’autoproclamata filorussa Repubblica di Donetsk, nel Donbass, Denis Pushilin, sul suo account su Telegram, ha apertamente accusato l’Ucraina: “Vigliacchi infami! I terroristi del regime ucraino, nel tentativo di eliminare Aleksandr Dugin hanno fatto saltare in aria sua figlia. Era una vera ragazza russa!”, ha scritto.
Darya Dugina – scrive il Guardian, citando l’ufficio del governo britannico per l’attuazione delle sanzioni -, era bollata come “fautore di alto profilo e frequente di disinformazione sull’Ucraina e sull’invasione russa su varie piattaforme online”. Era anche oggetto di sanzioni da parte del Dipartimento del Tesoro Usa come direttrice del sito United World International (Uwi), accusato di disinformazione, di proprietà di Ievgeny Prigozhin, stretto alleato di Putin. Aleksandr Dugin, il padre, è ritenuto fomentatore dell’ideologia ultranazionalista “eurasiatica” – bollata come “fascismo russo” – che ispira la politica estera “imperialista” di Vladimir Putin e quindi anche l’invasione dell’Ucraina. È sotto sanzioni internazionali dal 2015, come “ideologo” dell’annessione della Crimea alla Russia.