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Agli studenti non è piaciuta la DAD

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Alla maggior parte degli studenti delle scuole medie e superiori non è piaciuta la didattica a distanza, la cosiddetta DAD: quasi sette su dieci hanno detto di preferire la didattica in presenza, per due persone su dieci non ci sono grosse differenze tra le due modalità, mentre soltanto il 10 per cento del totale predilige la didattica a distanza. Questo è soltanto uno dei risultati interessanti diffusi nello studio intitolato “I ragazzi e la pandemia: vita quotidiana a distanza”, realizzato dall’ISTAT, l’istituto nazionale di statistica, che nell’ultimo anno ha chiesto agli studenti come avessero trascorso i due anni dell’epidemia, quali sono state le difficoltà, le fatiche e le conseguenze delle restrizioni sulla loro vita.

L’indagine è piuttosto significativa perché è la prima fatta su larga scala, con un campione rappresentativo e affidabile: sono stati intervistati circa 41mila alunni, di cui 30mila italiani e 11mila di cittadinanza straniera che nell’anno scolastico 2020/2021 avevano frequentato le scuole medie e superiori di tutta Italia.

Negli ultimi anni diversi altri studi avevano indagato gli effetti dell’epidemia sulla vita delle persone, compreso l’impatto della didattica a distanza sull’organizzazione della scuola, ma in molti casi era stato esaminato per lo più l’andamento dei voti o le impressioni degli insegnanti. Con questa indagine sono stati coinvolti e sentiti direttamente i ragazzi e le ragazze.

I dati sono stati raccolti attraverso un questionario online, compilabile anche da smartphone o tablet. La prima fase della raccolta dati è stata realizzata da maggio a luglio 2021 con una partecipazione rilevante degli studenti e delle studentesse. Per acquisire ulteriori questionari utili a migliorare la qualità dei risultati della rilevazione, consentendo di avere stime più precise in tutte le regioni, è stata organizzata una seconda fase che si è conclusa a novembre dello scorso anno.

L’ISTAT rileva che l’esperienza delle restrizioni ha colto di sorpresa gli studenti in una fase importante della vita in cui la dimensione sociale è molto importante: il distanziamento fisico ha avuto ripercussioni sulla quotidianità fatta di lezioni, attività extrascolastiche, relazioni con i compagni e le compagne a scuola, e con gli amici nel tempo libero.

Come già detto, il 67,7% degli studenti intervistati ha detto di preferire la didattica in presenza, il 20,4% ritiene equivalenti le due modalità di didattica, mentre l’11,9% predilige la didattica a distanza. C’è però una leggera differenza di genere: una più alta percentuale di ragazze, il 69,5%, ha detto di preferire la didattica in presenza, mentre la stessa risposta è stata data dal 66,1% dei ragazzi.

Due studentesse protestano contro la DAD fuori da una scuola media di Torino, nel novembre del 2020 (Nicolò Campo/LaPresse)

Anche la cittadinanza degli studenti influisce sulle risposte: agli stranieri la DAD piace di più rispetto agli italiani. Osservando i dati divisi per paesi emergono però significative differenze: la quota delle persone che preferisce la didattica in presenza è particolarmente ampia per la cittadinanza albanese (64,4%), romena (63,1%) e marocchina (61,2%). Le percentuali più basse di preferenze per la didattica in presenza si contano per cinesi (44,2%) e filippini (52,6%). Si deve considerare, sottolinea l’ISTAT, che l’opinione espressa rispetto alla didattica a distanza è influenzata non solo da aspetti strettamente connessi alla fruizione delle lezioni e all’apprendimento, ma anche a elementi legati alla vita sociale.

Tra gli alunni stranieri è anche opinione più diffusa che la didattica a distanza abbia influenzato negativamente i voti dell’anno scolastico 2020/2021 (34,2% degli stranieri contro 25,7% degli italiani). Il 70,2% degli alunni trova inoltre più faticoso seguire le lezioni a distanza, con differenze contenute tra italiani e stranieri.

– Leggi anche: Impedire agli studenti di copiare in DAD è un’impresa disperata

La mancanza di strumenti tecnologici adeguati e di buone connessioni a internet è uno dei problemi della didattica a distanza di cui si è discusso molto negli ultimi due anni senza avere dati certi per capirne le dimensioni. L’indagine dell’ISTAT conferma che i timori erano fondati: la metà degli studenti ha detto di non avere una connessione stabile, che ha causato problemi nella partecipazione alle lezioni, mentre il 43,3% degli intervistati ha detto di averne una ottima. In questo caso non sembrano esserci differenze significative tra studenti italiani e stranieri e anche le differenze tra le diverse zone d’Italia sono contenute.

Otto studenti su dieci hanno potuto seguire fin da subito la DAD nel periodo tra marzo e giugno del 2020, mentre tra gli studenti stranieri la percentuale è più bassa: il 71,4% ha detto che ha potuto seguire le lezioni con costanza.

Durante i primi mesi dell’emergenza le scuole, insieme ad altre strutture pubbliche e del privato sociale, hanno cercato di sostenere gli studenti più svantaggiati mettendo a disposizione pc e tablet, ma dai primi risultati dell’indagine emerge che non è stato possibile appianare del tutto i divari tecnologici. Il 16,8% degli studenti stranieri ha detto di aver seguito le lezioni esclusivamente su smartphone, contro il 6,8% degli studenti italiani. Per i ragazzi cinesi e marocchini l’utilizzo esclusivo del cellulare è stato più elevato rispetto alla media degli stranieri.

La diminuzione delle relazioni dirette per via delle restrizioni è stata compensata da un sensibile aumento dei contatti virtuali attraverso l’utilizzo di chat e social network. Rispetto a prima della pandemia, l’utilizzo delle chat è aumentato per il 69,9% degli alunni italiani e per il 64,1% degli stranieri. Anche le chiamate telefoniche e le videochiamate sono notevolmente aumentate.

Il contatto diretto con i docenti è mancato meno rispetto a quello con compagni e compagne, anche se è stato comunque avvertito da sette studenti italiani su dieci e dal 65% degli studenti stranieri.

Quasi tutti gli studenti hanno detto di aver sentito la mancanza dei compagni di scuola. Rispetto ai momenti di condivisione a scuola, quello che è mancato di più a tutti sono state le gite scolastiche, seguite dalla ricreazione e dai lavori di gruppo. Più in generale a ragazzi e ragazze, come agli adulti, è mancato molto viaggiare (51% delle risposte), la libertà di uscire (49%), la frequentazione di feste, cene e aperitivi (48%), l’attività sportiva (42,9%).

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