“50mila euro al mese”: bufera su Damilano. Ma la Rai: “Non supera il tetto”

24 Aprile 2022 – 13:38

Secondo indiscrezioni, l’ex direttore de L’Espresso avrebbe pattuito un accordo da 50mila euro al mese per una nuova striscia d’approfondimento su Rai3. L’azienda smentisce la cifra, ma divampa la polemica

Rosso di sera. Fa discutere, dentro e fuori dalla Rai, l’assegnazione di una striscia quotidiana d’approndimento serale al giornalista Marco Damilano: a partire dalla prossima stagione televisiva, l’ex direttore dell’Espresso si affaccerà infatti sugli schermi di Rai3 per raccontare agli italiani l’attualità. Dieci minuti al giorno, nella pregiata fascia di access prime time, per rileggere le principali notizie con occhio critico (e con sguardo progressista, ça va sans dire). Come se, dalle parti di Viale Mazzini, non mancassero le voci culturamente orientate a sinistra. Ma a colpire ancor di più è il compenso che sarebbe stato pattuito con il giornalista per la conduzione del breve spazio tv.

Secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano, con Damilano sarebbe stato trovato un accordo da 50mila euro mensili, in pratica 2mila euro a puntata. Con un calcolo approssimativo, circa 200 euro al minuto, vista la durata flash della trasmissione. Niente male per il giornalista romano, già ospite fisso su La7, catapultato sul servizio pubblico dopo la conclusa esprerienza alla direzione de L’Espresso. Da Viale Mazzini, tuttavia, arrivano rassicurazioni e smentite: secondo quanto riferiscono fonti aziendali, infatti, il contratto sottoscritto da Marco Damilano prevede un compenso annuale inferiore al tetto dei 240 mila euro lordi consentiti per l’emittente pubblica. Le cifre superiori riportate da alcuni articoli di stampa vengono così definite “completamente infondate“.

Acqua sul fuoco delle polemiche, che già era divampato con veemenza nelle scorse ore. L’arrivo di Damilano a Rai3, infatti, era stato accolto con un certo disappunto dagli stessi professionisti interni all’azienda, che per l’ennesima volta si erano visti “scavalcati” da un collega esterno all’emittente. A ciò si è aggiunta la rabbia per un compenso di cui – a fronte delle indiscrezioni circolate e poi smentite – non è stata comunque resa nota l’entità. “In un momento in cui l’ad Carlo Fuortes chiede sacrifici agli interni sembra paradossale che all’improvviso ci siano i soldi per pagare l’ex direttore de L’Espresso, che è un giornalista esterno, quindi con un aggravio di costi per l’azienda“, hanno lamentato i giornalisti del sindacato Usigrai. E allo stesso modo non sono mancate le proteste della politica.

Il paventato aumento del canone Rai servirà per sostenere l’ingaggio spropositato di Marco Damilano?“, ha domandato polemicamente la Lega. E ancora, in una nota firmata dai senatori leghisti componenti della Vigilanza Rai, si legge: “Non si spiega altrimenti l’incoerenza dell’ad Fuortes, che in Commissione definiva l’aumento del canone una misura consona e auspicabile per sostenere le casse di Viale Mazzini ma intanto sceglie di strapagare un giornalista esterno invece di valorizzare risorse interne all’azienda“. Gli esponenti del partito di Matteo Salvini, inoltre, hanno definito “assolutamente inconcepibile” la scelta della Rai. “In questo periodo di difficoltà per i cittadini, l’aumento del canone Rai sarebbe certamente un ulteriore aggravio e motivarlo con la volontà testarda di assumere Damilano sarebbe un vero e proprio schiaffo“, prosegue la Lega, annunciando interpellanze in Parlamento sul tema.

Già nelle scorse settimane Fratelli d’Italia aveva promesso un’interrogazione in Vigilanza, contestando all’azienda la decisione di arruolare Damilano. “Come è possibile che con una platea di 2mila giornalisti che lavorano in Rai sia stato necessario attingere ad esterni?“, aveva lamentato il partito di Giorgia Meloni. Misteri di Viale Mazzini.

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